Lo smart working? In Romagna andrà avanti anche in autunno

Cesena

La parola chiave è contrattazione. Lo smart working diverrà presto facoltativo e le sigle sindacali chiedono di preservare uno strumento che è risultato utile nella gestione della pandemia, ma che soprattutto – laddove ben utilizzato – ha consentito una miglior conciliazione fra tempo di vita e tempi di lavoro. Con un aumento della produttività dell’impresa. A testimoniarlo è il segretario provinciale della Uil di Ravenna, Carlo Sama, che spiega come «per esempio il reparto amministrativo di Coop Alleanza 3.0, gruppo da 18mila dipendenti di cui circa un migliaio destinati alla gestione impiegatizia e provenienti da tutta l’Emilia Romagna ha visto un accordo stretto fra azienda e sindacati per una prosecuzione dell’esperienza anche da settembre in avanti». E così gli amministrativi che si sarebbero dovuti spostare principalmente nel Bolognese e nel Modenese ora possono ridimensionare il tempo in auto e svolgere gran parte del lavoro da casa: «Ci vogliono però importanti accorgimenti – prosegue Sama -. Una quota di lavoro deve continuare ad essere in ufficio, o si verifica una spersonalizzazione del lavoratore. Per l’azienda diventa un numero, e finisce per non conoscere più i colleghi. Sono tanti i vantaggi ma bisogna stare attenti ai rischi. Per questo abbiamo chiesto chiarezza nel "diritto alla disconnessione", abbiamo voluto preservati i rapporti sindacali con una bacheca digitale, e la strumentazione deve essere aziendale, non del lavoratore». Il tutto riconducibile ad un assunto generale: «Bisognerebbe iniziare a capire che la produttività non passa solo dalla flessibilità, ma dal benessere dei lavoratori. E in questo caso infatti si abbassano i costi per l’azienda ed aumenta il livello prestazionale dei dipendenti». Dello stesso parere Davide Conti, componente della segreteria confederale della Cgil Ravennate, per il quale «una delle ripercussioni positive della pandemia è stata il forte incremento e spesso l’introduzione dello smart working in molte realtà aziendali e per molti lavoratori. L’emergenza ha obbligato a sperimentare lo strumento in modo forzato bypassando le normali procedure e la contrattazione. Oggi che l’emergenza sta finendo – è il parere di Conti - e quindi anche il regime semplificato per l’adozione dello strumento non si devono vanificare le positività riscontrate: coniugazione flessibile di tempi di vita e lavoro, ripercussioni ambientali positive per il minor utilizzo dei mezzi privati, aumento della produttività». Secondo l’esponente del sindacato di Via Matteucci però «non si possono neanche più nascondere le criticità: l’utilizzo spesso unilaterale da parte della azienda, il calo dei rapporti sociali e umani sul lavoro, il mancato riconoscimento economico delle maggiori spese sostenute dal lavoratore. Oggi è il momento di rivedere a livello politico lo strumento e aprire una fase di contrattazione a livello sindacale per garantire diritti e doveri dei lavoratori in smart working". Un approccio condiviso anche dal segretario della Cisl Romagna, Francesco Marinelli, che reputa Musk «in questo caso non un buon interprete dell’evoluzione della società: quello dello smart working è un processo irreversibile, che nei prossimi appuntamenti di contrattazione dovremo affinare». Marinelli sottolinea le proroghe in essere per «genitori con figli sotto i 14 anni e lavoratori fragili» e ritiene che alcuni elementi debbano diventare strutturali: «Dobbiamo uscire dall’emergenza e usare questo strumento per migliorare la vita lavorativa di tanti».

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