Lo Ior ha consegnato al Bufalini di Cesena il casco salvacapelli per la chemioterapia

Cesena

Sono passati poco più di tre mesi dal Gran Gala IOR del 2 dicembre, l’appuntamento di raccolta fondi che raduna in una singola serata al Teatro Verdi le istituzioni e le principali realtà imprenditoriali del Comune di Cesena che abbiano voglia di fare la differenza per un progetto di responsabilità sociale che marchi un concreto passo avanti nella lotta contro il cancro: ma nella mattinata di lunedì 21 marzo l’Istituto Oncologico Romagnolo ha finalmente potuto consegnare il casco Paxman Scalp Cooler al distaccamento IRST dell’Ospedale Bufalini di Cesena, un dono di cui beneficeranno tutte le donne sottoposte a chemioterapia che vogliano provare ad evitare l’effetto collaterale più riconoscibile e temuto, ovvero la caduta dei capelli. Il macchinario è stato donato al reparto nell’ambito della campagna denominata “A Testa Alta”, volta non solo a reperire i fondi necessari per l’acquisto di quattro dispositivi per altrettante strutture romagnole, nell’ottica della miglior presa in carico possibile “sotto casa”, ma anche a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di percorsi di cura che magari non migliorino le prospettive di guarigione dalla malattia ma che tengano sempre più conto del benessere fisico e psicologico di chi la affronta.

In questo senso il casco salva-capelli Paxman Scalp Cooler risponde ad una delle esigenze più sentite dalle donne che ricevano una diagnosi di cancro: quella di riconoscersi, mantenere il proprio aspetto fisico il più possibile inalterato, poter mantenere la propria socialità senza necessariamente sentirsi occhi addosso. «Sappiamo come nella maggior parte dei casi le donne che devono sottoporsi a chemioterapia accettano il trattamento più efficace per il tipo di malattia che hanno a prescindere dal fatto che sia alopecizzante o meno: ciò non toglie che vivano male la caduta dei capelli e questo le porta ad isolarsi in un momento in cui probabilmente avrebbero bisogno del massimo supporto - spiega il dott. Ugo De Giorgi, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Clinica e Sperimentale, Terapie Innovative ed alte dosi dell’IRST di Meldola – ma non dimentichiamo che c’è anche una piccola fetta di pazienti che rifiutano categoricamente il percorso di cura che garantisce loro le migliori possibilità di guarigione pur di evitare la calvizie. Questa è sicuramente la situazione più dolorosa per noi medici, che ci vediamo costretti a trovare alternative senz’altro meno efficaci. Il Paxman Scalp Cooler, quindi, per la maggior parte delle pazienti è uno strumento che non va ad incidere sulla sopravvivenza ma che in ogni caso ha un impatto positivo a livello di qualità di vita: ma, in situazioni estreme, può diventare persino un fattore determinante per la buona riuscita delle terapie, aiutandoci a far accettare alla paziente il miglior trattamento per lei a prescindere dagli effetti collaterali che esso comporta. IOR e IRST hanno fortemente voluto questa opportunità anche per chi frequenta il Day Hospital onco-ematologico al Bufalini così che nessun paziente debba spostarsi in altre sedi e, se vorrà, possa eseguire le terapie con il supporto del casco. Così il Gruppo di Patologia che si occupa di tumori mammari, ginecologici e urologici, grazie a questa acquisizione, punta a valorizzare ulteriormente la sede IRST di Cesena».

Per questi motivi la giornata di lunedì 21 marzo segna un grande passo avanti per tutto il territorio: un passo avanti iniziato appunto nel corso della serata del 2 dicembre, quando la partecipazione delle realtà imprenditoriali amiche dell’Istituto Oncologico Romagnolo al Gran Gala e il sostegno ancor più convinto di una realtà come Fondazione Fruttadoro Orogel avevano permesso un incasso che andava abbondantemente a coprire le spese per l’acquisto del casco Paxman Scalp Cooler per l’Ospedale Bufalini di Cesena. I tre mesi d’attesa sono stati utili, oltre che per formalizzare la donazione, anche per provvedere all’installazione e alla formazione del personale: e da questo mese le pazienti in chemioterapia del territorio potranno usufruire di questa possibilità. «Sapere che le nostre donne potranno disporre di una apparecchiatura in grado di alleviarne il percorso di cura e contrastare l’effetto collaterale più riconoscibile delle terapie è motivo d’orgoglio per tutti noi – afferma il Vicepresidente IOR, Domenico Scarpellini – si tratta di un ulteriore passo importante nella direzione dell’umanizzazione delle terapie sul solco tracciato dal nostro fondatore e amico, prof. Dino Amadori, e che vede in Cesena un attivissimo polo d’eccellenza, vista anche la prossima apertura del PRIME Center a San Cristoforo. Il fatto che questo sia l’unico dispositivo salva-capelli dei quattro che abbiamo acquistato con la campagna “A Testa Alta” interamente acquisito per merito dell’impegno delle sole aziende del territorio, Fondazione Fruttadoro Orogel in primis, racconta nella maniera più esemplare lo spirito con cui la Romagna affronta le esigenze palesate da chi soffre: non aspettiamo che qualcuno ci dia una mano e ci assista, ma prendiamo il toro per le corna e troviamo il modo di contribuire proattivamente, tutti insieme, affinché quelle necessità vengano soddisfatte».

Una soddisfazione condivisa anche dal Presidente di Fondazione Fruttadoro Orogel, Mario Righi, presente alla cerimonia di consegna: «Come tutti voi ben sapete, la Fondazione Fruttadoro Orogel è sempre impegnata a sostenere e promuovere iniziative che vengono incontro ai bisogni materiali, oltre che spirituali, della popolazione; per questo oggi siamo qui, all’Ospedale Bufalini, per celebrare questo bel successo, frutto di un grande gioco di squadra tra imprenditoria e terzo settore. Mi piace, in queste occasioni, ricordare che la Fondazione F.OR. Fruttadoro Orogel è l’espressione monetaria e materiale della generosità che gli agricoltori dimostrano in ogni occasione, dedicando parte dei loro ricavi alle opere benefiche per la popolazione tutta, opere ispirate alla solidarietà, all’assistenza sociale, socio-sanitaria delle persone più sfortunate. Siamo assolutamente convinti che lo staff del “Bufalini” farà l’uso migliore possibile di questo importante strumento».

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