Ravenna, lite sull'eredità tra fratelli: condannato un notaio

Ravenna

RAVENNA Aveva fatto firmare ad un anziano una donazione a beneficio dei nipoti, escludendo di fatto la figlia dal lascito testamentario. Il tutto senza verificare, secondo l’accusa, se l’uomo fosse in grado in quel momento di intendere e volere. Per questo motivo un notaio è stato condannato a tre anni con interdizione di cinque dai pubblici uffici.


Il professionista condannato lavora in provincia di Macerata e il processo si è svolto nel tribunale della città marchigiana. La figlia, che aveva denunciato il fatto, da anni è però residente a Ravenna e del caso si è occupato l’avvocato del foro ravennate Claudio Cardia. La vicenda risale al 2015: l’anziano aveva firmato una procura speciale per una donazione di tutti i suoi beni, dal valore complessivo – immobili compresi – di circa mezzo milione di euro, a favore dei nipoti. Ovvero dei figli del figlio. Solo successivamente la donna, chiamata dalla banca a firmare dei documenti, aveva scoperto che era stata di fatto esclusa dal lascito testamentario del padre morto due settimane dopo la firma di quella procura.


Si è quindi aperto un complesso percorso civilistico, concluso soltanto nel 2020, per il sostanziale annullamento di quell’atto. Parallelamente, dopo aver ricostruito la vicenda, la figlia dell’anziano ha presentato denuncia e il notaio maceratese è stato indagato per falso in atto pubblico. Secondo l’accusa il professionista aveva in sostanza lavorato con troppa leggerezza non controllando che l’anziano fosse nelle condizioni psichiche idonee a firmare documenti di quel tipo. Secondo il pm, non lo era. Il controllo in questione sarebbe obbligatorio per i notai.

Da parte sua, la difesa ha sostenuto in aula, nel processo che si è aperto nel dicembre del 2018, che il notaio aveva raccolto legittimamente il consenso riducendo alla classica insoddisfazione di chi viene escluso dal patrimonio familiare la reazione della figlia del suo cliente. La donna si è costituita parte civile. Alla fine del dibattimento, il pm aveva chiesto un anno e mezzo per il professionista. Il giudice nella sua sentenza ha raddoppiato la condanna richiesta dall’accusa, portandola a tre anni. Molto pesante, per il tipo di professione, anche i cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Si è solo in primo grado e appare scontato il ricorso in appello da parte del notaio. Il giudice ha anche accordato un risarcimento per la figlia rappresentata dall’avvocato Cardia.

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