La lite in famiglia per gestire l’hotel finisce con le minacce di morte

MILANO MARITTIMA. I conti dell’hotel erano diventati una questione di famiglia, alimentata da annose discussioni tra i due titolari, fratello e sorella. Ma quando per regolarla una volta per tutte è intervenuto il figlio della proprietaria con minacce allo zio 78enne e a parenti vari, il caso è diventato materia da tribunale. Tant’è che ieri davanti al giudice monocratico Cristiano Coiro, è stato condannato a sei mesi un 55enne cervese, ritenuto colpevole delle intimidazioni proferite introducendosi a casa dei congiunti.

L’hotel in crisi

I fatti risalgono al 12 settembre del 2016, in un periodo caratterizzato da alcune difficoltà economiche per la struttura alberghiera condotta dalle due famiglie. Non erano una novità le tensioni tra i due patron dell’hotel.
Così quel giorno il 55enne aveva deciso di affrontare lo zio; stando alla denuncia sporta dall’imprenditore - costituitosi parte civile con l’avvocato Giovanni Principato, del foro di Forlì-Cesena - il nipote lo aveva affrontato a casa, scavalcando la recinzione del cortile e danneggiando alcuni vasi.
Di fronte a più persone si era lasciato andare a parole pesanti, comprese minacce di morte pronunciate senza remore anche alla presenza di un bimbo piccolo.

Armi in casa

Parole prese sul serio (del calibro di “vi ammazzo tutti, rimettete i soldi al loro posto”), poiché in famiglia si sapeva che il parente aveva un regolare porto d’armi per tenere in casa - così è emerso nel corso del dibattimento - una pistola Beretta calibro 9x21 e un fucile a pompa.
Ragioni per le quali, dopo quattro udienze (l’imputato era difeso dall’avvocato Mauro Montuschi del foro di Bologna) e al termine della discussione, il vice procuratore onorario ha chiesto la pena di un anno, oltre al risarcimento per la parte civile. Ieri la sentenza, che ha condannato il 55enne a sei mesi.

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