Lido Adriano, la lite a cena prima dell'omicidio. "Discutevano spesso"

RAVENNA. «Stavamo cenando quando abbiamo visto passare le auto dei carabinieri. Pensavamo fosse per la musica alta proveniente dal palazzo vicino, invece era per loro, che fino a poco prima erano qui a mangiare». È ancora incredulo il titolare del ristorante “Calandrino”, Roberto Franzoso. Lui e i suoi dipendenti sono stati inconsapevoli testimoni del dramma che alle prime ore di martedì si è consumato in viale Caravaggio a Lido Adriano. In appena due mesi aveva avuto modo di conoscerli entrambi, Maila, dal carattere più “agitato”, e il compagno, Leonardo, un tipo riservato.

Litigavano spesso durante le giornate in cui il confine casa-lavoro era azzerato dalla scelta di condividere insieme l’avventura imprenditoriale in Romagna, cimentandosi dall’Emilia – dove abitavano assieme – nel business della piadina. A giugno avevano aperto il chiosco di viale Caravaggio e spesso andavano a trovare i “vicini” di casa, quelli del ristorante, anche solo per una chiacchiera o un caffé.

«Era normale che litigassero – riferisce il ristoratore –. Lei si lamentava spesso. Lui invece non l’abbiamo mai sentito dire nulla sulla loro relazione». Così è stato anche il tenore della litigata di quell’ultima cena: «Saranno state le 22.30 – continua Franzoso –, la cucina stava chiudendo e loro hanno chiesto se potevano ancora cenare. Già mentre erano seduti al tavolo – aggiunge il ristoratore – ho notato che lei gesticolava in maniera manifesta, muoveva le braccia, un paio di volte si è alzata per poi risedersi». Le ultime parole con la cliente le ha scambiate al bancone del bar: «Stava piangendo, le ho chiesto “come va” e lei mi ha detto di essere un po’ stanca, che sentiva la nostalgia di casa, raccontandomi di un episodio di alcuni giorni fa quando erano andate le forze dell’ordine nel chiosco perché un cliente dava fastidio. Ho cercato di farle coraggio, le ho detto che mancavano 10 giorni e la stagione sarebbe finita».

Sfrattati dall’appartamento
Una stagione però difficile da affrontare. La coppia fino al mese scorso alloggiava di fronte al chiosco. Ma dalle camere del residence se n’erano dovuti andare per non meglio precisati motivi. Il gestore dell’hotel Le Dune taglia corto: «Hanno alloggiato da me, ma da quando sono andati via non ho saputo più nulla». Qualche cosa in più la sa chi fino all’altro giorno frequentava la piadineria e conosceva di vista la coppia. «Pare che nell’ultimo periodo dormissero dentro». La scorsa notte, prima di tornare al chiosco, Polito si è trattenuto ancora un po’ al ristorante: «È rimasto a giocare a calcino con mio figlio – continua il titolare – poi ha preso su le sue cose, ha salutato ed è andato via. Sarà stato 20 minuti dopo mezzanotte».

Travo sconvolta
«Prima o poi doveva finire così. Un giorno si prendevano a botte e il giorno dopo erano felici e innamorati. Questo è stato il loro rapporto», dicono a Travo, in Valtrebbia. Anche nella vicina frazione di Quadrelli, dove Politi aveva abitato, non si parla d’altro. «Leo e la sua compagna erano qui anche domenica scorsa», raccontano. «Lui sinceramente era in forma. Ma i rapporti con Maila non erano mai molto sereni». Tutto si è consumato a chilometri di distanza, in Romagna, con quell’ultimo litigio che ha superato la soglia di non ritorno.

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