Liberiamoci dalla campagna elettorale

L'Emilia-Romagna non aveva bisogno di essere “liberata”. L’Emilia-Romagna ha solo bisogno di essere un po’ migliorata, ma nel solco che hanno tracciato Stefano Bonaccini e la sua giunta nella passata legislatura.

E' il verdetto che esce dalle urne di domenica, dove di fronte al timore di un “nulla programmatico” alimentato da slogan, gli elettori hanno preferito una certezza basata su fatti realizzati.
Chiuse le urne, però, si torna al lavoro. Bonaccini ha riscoperto l’importanza delle piazze (decisiva in questo senso la spinta delle sardine), l’importanza di parlare alla gente, ascoltare i suoi bisogni, pratiche che il centro sinistra stava sempre più dimenticando, preso com’era da divisioni interne, correnti, discussioni sui massimi sistemi. Ma Bonaccini aveva dalla sua parte anche il bilancio dei cinque anni di governo precedenti, una regione in cui tutto sommato si vive bene, in cui i servizi funzionano. Certo, si può migliorare: ha promesso in campagna elettorale come e dove farlo e lo aspettiamo alla prova dei fatti.
Aspettiamo alla prova dei fatti anche l’impegno di Lucia Borgonzoni, per capire se il suo rinnovato “amore” per l’Emilia Romagna è reale o solo figlio illegittimo di una campagna elettorale condotta un po’ in disparte all’ombra della sfida di Salvini al governo nazionale. Rinuncerà al seggio al Senato per svolgere il suo ruolo all’opposizione in consiglio regionale? E’ un compito importante che le ha affidato oltre il 43 per cento degli elettori emiliano romagnoli.
C’è infine chi fin da domenica sera ha promesso che tornerà al lavoro e anzi, lavorerà il doppio. Speriamo questa volta nel suo ruolo di Senatore della Repubblica e leader del primo partito di opposizione, perchè altrimenti vorrebbe dire solo che suonerà il doppio dei campanelli ai citofoni…

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