Liberazione Forlì, "coi soldati polacchi anche un orso"

Forlì

FORLI'. Qualche giorno fa Isotta Barzanti, classe 1926, mentre cercava di completare un sudoku in un settimanale di enigmistica si è accorta che a margine della pagina c’era un articoletto che narrava la storia di un orso bruno siriano arruolato nell’esercito polacco. «Wojtek, è lui l’orso soldato, mi ricordo bene», ha esclamato richiamando l’attenzione della sorella minore Ivana.

Tuffo nel passato
Enea, padre delle sorelle, era il custode, con la moglie Ida Perlini, di Villa Gesuita di proprietà del tenore Angelo Masini e durante la guerra la settecentesca dimora fu ripetutamente occupata dai vari schieramenti: prima i tedeschi, poi i polacchi, i gurkha, di nuovo i polacchi e infine gli inglesi. «Durante il passaggio del fronte – ricorda Isotta – mio padre aveva realizzato un rifugio nel pagliaio vicino al rivale del Rabbi proprio di fronte a Villa Gesuita, ci rimanemmo per 17 lunghi giorni con altre persone, poi dopo diverse notti in bianco con le bombe che ci esplodevano intorno, finalmente, una mattina di novembre sentimmo arrivare i carri armati inglesi».

La gioia per la liberazione durò il tempo di affacciarsi dal rifugio e capire che la loro casa era stata colpita dai bombardamenti. «Si era salvata solo la credenza che i miei genitori avevano commissionato nel 1938 – incalza Isotta – e che ho ancora nel mio soggiorno». Da quel giorno tutta la famiglia si trasferì al piano terra di Villa Gesuita occupando due stanze, in tutto il resto della casa c’erano soldati che al piano di sopra avevano allestito gli uffici.

L’ospite inatteso
«Avevo il permesso dei miei genitori di aiutarli a fare le fotocopie con una specie di ciclostile – ricorda Ivana – poi una mattina arrivarono altri soldati polacchi e montarono diverse tende nel cortile della villa, con loro un orso enorme che legarono ad un albero con una grossa catena». «Eravamo terrorizzate, non avevamo mai visto nulla di simile – le fa eco Isotta –. Nostra madre ci disse che in caso di bisogno sarebbe stato meglio arrampicarsi su un albero, non fece in tempo a finire la frase che l’orso era già in cima ad una grossa pianta nel giardino e, ad ogni zampata, faceva cadere un ramo». L’orso Wojtek era nato in Persia nel 1942, rimasto subito orfano fu adottato dalla 22ª Compagnia di rifornimento dell’artiglieria del II Corpo d’Armata polacco comandata dal tenente generale Wladyslaw Anders. Nel 1944 il Corpo fu trasferito dall’Egitto all’Italia per la campagna di liberazione della Penisola ed era considerato parte indipendente dell’8ª Armata britannica comandata dal generale Oliver Leese. Ma al momento dell’imbarco su una nave da trasporto inglese l’orso Wojtek - “guerriero sorridente”, il significato del nome in polacco - fu considerato una mascotte troppo ingombrante, 150 chili il suo peso per una altezza di 180 centimetri, e per risolvere il problema fu arruolato ufficialmente nell’Esercito polacco come soldato semplice, con tanto di foto nel tesserino. Wojtek viveva con i suoi commilitoni, mangiava e dormiva con loro, gli piaceva la birra e rispondeva al saluto militare, adorava le sigarette… in realtà masticava il tabacco.

In prima linea
Tante le storie che lo vedono protagonista, ma quella che sbalordisce di più, suffragata da diversi rapporti militari, avvenne durante la battaglia di Cassino tra il gennaio e il maggio 1944. Wojtek emulando i soldati iniziò a trasportare pesanti casse di munizioni senza farne mai cadere una, esponendosi al fuoco nemico dimostrando grande coraggio e guadagnandosi immensa popolarità. A quel punto gli uomini della compagnia ottennero dallo Stato maggiore di adottare come distintivo, per le divise e i mezzi, l’effige di un orso nell’intento di trasportare un proiettile di artiglieria. Wojtek, insieme all’esercito polacco, contribuì anche alla liberazione di Forlì, tenendo alto il morale delle truppe e lasciando un ricordo indelebile in chi ebbe la fortuna di incontrarlo durante quei momenti terribili, proprio come Isotta e Ivana.

«Una mattina ci siamo svegliate e la 22ª Compagnia se ne era andata e con loro anche Wojtek, da allora non ne avevo più sentito parlare fino all’altro giorno quando me lo sono trovata su un settimanale di enigmistica».
Il II Corpo d’Armata polacco fu sciolto il 15 novembre 1947 in Scozia e fu deciso di lasciare l’orso Wojtek nello zoo di Edimburgo. Spesso i suoi amici umani andavano a trovarlo, qualcuno gli lanciava sigarette e i più temerari entravano nella sua fossa per abbracciarlo e giocare alla lotta. Morì nel dicembre 1963 a 21 anni, pesava 200 chilogrammi.

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