Letture: la quarantena di Matteo Cavezzali

RAVENNA. Dalla finestra osservo un cielo azzurro, azzurro come raramente lo avevo visto prima. Entra un’aria fresca, che profuma di vita. Si respira bene oggi. C’è un grande silenzio. Siamo tutti barricati nelle nostre case. Le auto sono ferme, gli aerei non volano sopra di noi, l’atmosfera si è ripulita. Viene da chiedersi se non fosse proprio questo che doveva accadere. Se non avessimo avuto una terribile paura non ci saremmo mai fermati. E invece così siamo immobili e respiriamo.
Nella antica tradizione indiana dello yoga pranayama la respirazione è la cosa che ci mette in contatto con la nostra vita e con il mondo. Il respiro è vita. Quando smetti di respirare smetti di vivere. Gli antichi faraoni quando volevano vendicarsi dei loro predecessori non ne distruggevano completamente le effigi, ma facevano scalpellare via da tutte le statue solo una parte: il naso. Questo perché gli egizi credevano nel ritorno delle anime nei corpi e nei simulacri che li rappresentavano. Senza il naso, senza il respiro, quelle statue non sarebbero mai più potute tornare in vita.

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