Un contratto davvero amico?

Rimini

A Villa Serena sono nata, per cui fu emozionante rientrarvi ventotto anni dopo come Psicologa all'interno dell'equipe di Medicina del Dolore. Nei successivi otto anni sono cambiate molte cose, di cui la crisi economica e il deterioramento dei rapporti tra privato e Sistema Sanitario Nazionale sono in parte responsabili, in parte onde cavalcate a giustificare scelte che definirei più aziendali che ospedaliere. Forse i pazienti hanno accolto bene i distributori automatici di bibite e vivande al posto dello storico bar, pur perdendo uno spazio ricreativo (importante specialmente per chi affrontava lunghi ricoveri), ma ne ho incontrati diversi disorientarsi tra i piani in cui venivano di continuo spostati i reparti e non sarà loro passato inosservato il clima di preoccupazione tra il personale sanitario, quando recentemente attendevamo le notizie sui quotidiani per conoscere le scelte della nostra Direzione Amministrativa. Un tortuoso percorso di comunicazione, per chi si vanta oggi di aver fatto lavoro di squadra, e che ha avuto come conseguenza diretta la chiusura del Reparto di Medicina del Dolore, che per dieci anni è stato un servizio d'eccellenza in regione per tutti i pazienti con dolore persistente e cronico, ma rimasto totalmente inascoltato nelle richieste minime per poter continuare a svolgere un buon servizio al cittadino dopo la tanto sbandierata "spending review", e senza neanche la possibilità di essere ricevuti in Direzione. La squadra si crea ascoltando le ragioni di Medici, Infermieri e di tutte le persone coinvolte, compresi i pazienti, rispondendo gentilmente alle e-mails, rendendosi disponibili al confronto. Ho molto apprezzato l'iniziativa del Contratto Amico, ma non riesco a tralasciare il fatto che si tratti di una iniziativa privata, dipendente dall'adesione volontaria dei singoli professionisti, e dunque fragile nella garanzia di un servizio a lungo termine. Sogno ancora una Sanità Pubblica (o un Privato convenzionato) che sappia prendersi cura di tutte le persone che necessitano di assistenza sanitaria, e non solo di quelle che possono permettersi il pagamento del ticket. "La salute non può aspettare" ha affermato il "nostro" Direttore Amministrativo: vero, anzi sacrosanto. Ma è vero anche che essa è indirettamente influenzata, e non può prescindere, dal rispetto per chi vi lavora e dal pensiero sul futuro. Che, spesso, rimangono fuori dai questionari di gradimento.

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