Les Negresses Vertes domani sera al "Verucchio festival"

VERUCCHIO. Les Negresses Vertes sono stati, insieme ai Mano Negra di Manu Chao, la band più importante di un genere che alla fine degli anni Ottanta ebbe grande riscontro in Europa, mescolando etno-folk, soprattutto balcanico, maghrebino e latino, con punk ed elettronica. Questo stile, per cui fu coniato il temine “patchanka”, produsse poi molti gruppi, tra cui gli italiani Mau Mau.
La parabola artistica dei Negresses ebbe un brusco stop nel 1993, quando il cantante e leader Helno morì per overdose, e continuò poi stancamente fino al 2001. Oggi la band, guidata da Stephane Mellino, sta celebrando dal vivo il trentennale dell’album “Mlah”, del 1988.
Saranno sul sagrato della Collegiata di Verucchio mercoledì 24 luglio alle 21.30, per il Verucchio festival.
Mellino, perché secondo lei la “patchanka” è nata proprio in Francia?
«Alla fine degli anni Ottanta in Francia c’erano tanti musicisti di diversa provenienza, e molti convergevano a Parigi, dove ci siamo incontrati anche noi. Ad esempio io sono nato in Algeria da famiglia italiana, come italiano di discendenza era Helno (al secolo Noel Rota, ndr), altri venivano dalla Polonia e dalla Germania, portando influenze punk e folk balcaniche. Il nostro era un gruppo molto democratico, che aveva tanto da dire, in cui tutti i componenti volevano scrivere e cantare i brani, e questo succedeva, creando una grande mescolanza di stili e linguaggi».
Ci può dire qualcosa in più delle sue origini italiane? Come mai non parla la nostra lingua?
«Come dicevo sono nato in Algeria, da famiglia napoletana, ma faccio parte della quarta generazione, quindi l’italiano si era perso, come lingua. Non la parlo, però la capisco».
Come spiega il fatto che i più grandi manipolatori di suoni hanno fatto a gara per remixare i vostri brani? Ricordiamo a questo proposito Howie B, Massive Attack e William Orbit, tra gli altri.
«E non dimentichiamo Kwanza Posse, da Napoli! Tutto è cominciato quando abbiamo chiesto a William Orbit di remixare “Zobi la mouche”, che fu un enorme successo mondiale. Era la prima volta che una band acustica etno-folk veniva remixata da un grande produttore elettronico, e altri capirono che si era aperta una strada interessante. Noi ne eravamo felici, perché questo ci apriva le porte delle discoteche, dove un suono come il nostro non era mai entrato».
Dopo la celebrazione del trentennale di “Mlah”, farete lo stesso con “Famille nombreuse”, del 1991, altro disco fondamentale di quegli anni?
«No, non credo. Quando abbiamo deciso di celebrare il trentennale di “Mlah”, lo scorso anno, l’intenzione era quella di fare quaranta concerti e basta, ma poi le richieste continuano ad arrivare e andiamo avanti. Continueremo finché ce lo chiederanno, ma in realtà il concerto è cambiato in corsa: certamente “Mlah” resta al centro, ma abbiamo inserito altri brani. Ora la nostra intenzione non è di continuare con le celebrazioni, ma di suonare dal vivo il più possibile».
Come mai, allora, non pubblicate nuovi brani dal 2001?
«Non lo facciamo come Negresses Vertes, ma ognuno di noi ha progetti per conto suo. Per quanto mi riguarda, ho la mia band Mellino, con cui ho pubblicato quattro album e fatto molti concerti, tra cui il Capodanno a Torino. Sono in contatto con i Modena City Ramblers, con cui suono ogni tanto».
Sarà così anche in futuro?
«Al momento non abbiamo progetti in tal senso. L’occasione di ritrovarci è stato l’anniversario di “Mlah”, ma non abbiamo suonato insieme per diciassette anni, prima di quello, e dobbiamo ancora capire se la cosa tra di noi funziona di nuovo. Se in futuro ci verrà voglia di pubblicate qualcosa come Negresses bene, altrimenti proseguiremo con i nostri progetti; magari potremmo pensare di fare nuove cover dei vecchi brani, chi lo sa».
Biglietti a 28.75 euro
Info: verucchiofestival.com

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