Leonidas Kavakos e il suo Stradivari al Ravenna festival

RAVENNA. Un virtuoso dopo l’altro: se il concerto inaugurale è stato affidato al pianista Maurizio Pollini, diretto da Riccardo Muti, la sezione che tradizionalmente “Ravenna festival” riserva al grande repertorio classico-sinfonico prosegue questa sera, sempre al Pala De André, con un altro solista di rilievo internazionale, Leonidas Kavakos. Il violinista greco si presenterà nella doppia veste, di solista, appunto, ma anche di direttore (ruolo che da diversi anni riveste sempre più spesso) salendo sul podio dell’Orchestra Cherubini.
Anch’egli può dirsi un ospite affezionato del palcoscenico ravennate dove si è già esibito più volte, ma in questa trentesima edizione il suo legame con il festival sembra rinforzarsi anche seguendo il filo tematico, che conduce nel cuore del Mediterraneo, fino alle radici prime della nostra civiltà, la Grecia – Atene oltre che tema sarà anche meta del “Viaggio dell’amicizia”.
La sua biografia artistica racconta di un violinista di terza generazione, giovanissimo vincitore di concorsi internazionali, eppoi di una carriera fulminante all’insegna di un virtuosismo sorprendente e della disinvoltura con cui maneggia il suo prezioso Stradivari, un “Willemotte” del 1734, dal quale trae ispirazione per le sue mirabolanti interpretazioni. Ma non è questa la cifra che Kavakos ha scelto di imprimere al concerto di oggi: aprirà infatti la serata dirigendo dal suo archetto una pagina di estrema eleganza dai tratti, però, non propriamente virtuosistici, o almeno non “acrobatici”.
Si tratta del Terzo Concerto in sol maggiore K216, uno dei cinque che Mozart dedica al violino, composto come gli altri nel 1775 a Salisburgo per la corte arcivescovile: un’opera di taglio “italiano”, ma in cui la strumentazione e la fluidità del dialogo tra solista e orchestra tradiscono uno stile pienamente personale.
Sarà poi sempre affidandosi a Mozart che Kavakos metterà da parte il violino per salire veramente sul podio a dirigere la Sinfonia n. 31 in re maggiore K 297, detta “Parigi” perché concepita nella capitale francese, tre anni dopo il fiorire dei concerti violinistici, nel 1778. Nata da una commissione di Joseph Legros, il direttore dei Concerts Spirituels, è una sorta di brillante e festosa concessione al gusto parigino, estroversa e densa di effetti, ed è anche l’unico successo del suo autore presso quel pubblico con cui mai scattò una vera intesa.
Certamente più meditata è infine la partitura che Kavakos ha scelto di porre in chiusura di concerto: la Prima Sinfonia di Brahms. Meditata perché se, secondo alcuni, i primi abbozzi di tale opera sembrano risalire al 1855, la sua veste definitiva vede la luce solo nel 1876, quando il compositore sarà riuscito a superare la sua risaputa ritrosia ad affrontare il genere sinfonico, e soprattutto a vincere il timore di doversi misurare con l’ingombrante eredità beethoveniana – di cui nell’ultimo movimento cita il tema dell’“I nno alla gioia”.
Il concerto inizia alle 21.
Info: 0544 249244

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