Una domanda “grimaldello” che sconvolse la giornata dei quotidiani italiani, ma che soprattutto cambiò la politica del Belpaese: «Cavaliere, se lei votasse a Roma chi sceglierebbe tra Rutelli e Fini?». «Io credo che la risposta lei la conosca già. Certamente Gianfranco Fini».
Il quesito lo pose una giornalista cervese, Marisa Ostolani, inviata dell’Ansa soprattutto per le questioni economiche. E poteva essere questa la caratterizzazione della giornata: uno dei maggiori manager italiani che inaugura a Casalecchio di Reno l’Euromercato, nuovo supermarket della sua catena. Quell’imprenditore, però, è Silvio Berlusconi e nella burrasca che scuote la politica italiana dalle fondamenta lui è visto come un possibile nuovo timoniere. Voci insistite parlano di una sua imminente discesa in campo: «C’erano infatti i cronisti politici dei più grandi giornali italiani e nella conferenza stampa Berlusconi negò di rispondere a qualsiasi interrogativo che non fosse di registro economico». A Ostolani spetta l’ultima possibilità e «mi venne di istinto porre una domanda diretta, che non avevo preparato». E rispetto ad un bivio così netto, relativo a quale potesse essere il nuovo sindaco della Capitale, Berlusconi non si sottrasse scegliendo Fini: «L’effetto della risposta fu deflagrante – ricorda l’inviata Ansa dell’epoca -. Tutti avevano intuito le decisive conseguenze politiche e i giornalisti cercarono un telefono cui attaccarsi per comunicare con la redazione». Sì, perché con una sola frase «Berlusconi sdoganò i missini e individuò un nuovo blocco sociale – prosegue la giornalista ravennate -. In cinque parole disegnò un manifesto politico, che risultò vincente. E che esprime il governo di oggi». Curioso che chi guida oggi l’esecutivo sia un’allieva del personaggio politico su cui Berlusconi fece l’endorsement, e non un erede del Cavaliere: «Un aspetto che svela uno dei suoi più grandi limiti e che fa sì che oggi ci si chieda cosa sarà di Forza Italia». Come mai però il Cav decise di rispondere a quel quesito: «Lo svelò in seguito: disse che siccome era l’ultima domanda aveva già deposto i guantoni. Si era rilassato». La tensione si tagliava col coltello invece nelle due occasioni in cui la giornalista ritrovò Berlusconi in ambito europeo: «La prima fu quando definì l’allora europarlamentare tedesco Schulz “Kapò”. Nel secondo caso – conclude Ostolani – quando al vertice Nato fece attendere la Merkel, mentre lui parlava al cellulare. I suoi erano escamotage comunicativi dirompenti, cui l’Italia si abituò in fretta. Non era così all’estero e coi colleghi degli altri Paesi scrollavamo le spalle, imbarazzati».