L’economia alle prese col rincaro dei prezzi
Il pressoché trasversale rincaro dei prezzi è il grande male che sta colpendo l’economia. Non è esente la Romagna, dove da mesi alcune delle filiere più rappresentative stanno battendo i pugni sul tavolo per chiedere interventi strutturali. I primi a partire, all’inizio dell’anno, sono stati gli imprenditori del comparto ceramico faentino, tra i più energivori in termini di consumo di gas, ma oggi non vi è un solo settore economico che non sia alla ricerca di soluzioni per arginare gli effetti dell’evidente speculazione in atto. E nel frattempo le stime per l’industria sono di una decrescita nel 2022. Sullo stato dell’arte, ma soprattutto sulle opportunità da cogliere per cercare di superare il momento, proprio lunedì pomeriggio si è tenuto un incontro organizzato da Confindustria Romagna. Il tema al centro del dibattito era proprio “La crisi delle materie prime: cause ed effetti”. Un’occasione di confronto, durante la quale è intervenuto l’osservatorio di Intesa Sanpaolo per descrivere i numeri e le mosse dell’imprenditoriale regionale.
Prospettive e opportunità
Stante la situazione attuale, con materie prime alle stelle, prezzi energetici in continua crescita e la guerra scatenata dalla Russia che ha picchiato duro su un sistema già molto debole – il 2021 era infatti stato un anno di sostanziale rimbalzo, ma non di ripresa, dato che i principali indicatori economici erano comunque tutti sballati – per cercare di conservare una buona marginalità, secondo Intesa Sanpaolo, cruciali per l’Emilia Romagna saranno i suoi prodotti top di gamma (quindi qualità) e le vendite in Nord America, mercato che, per gli analisti, aiuterà tante imprese a rimanere a galla.A questo, secondo le indagini in Regione effettuate dall’osservatorio dell’istituto di credito – e i cui risultati lunedì sono stati mostrati da Giovanni Foresti, economista di Intesa –, al momento le imprese emiliano-romagnole stanno affiancando una serie di strategie, quali soprattutto la revisione delle politiche di prezzo, la diversificazione dei mercati di fornitura, la diversificazione dei mercati di vendita e il potenziamento dei magazzini.
Uno dei nomi più ricorrenti è quello degli Stati Uniti, perché sono proprio loro che nel 2020 hanno giocato un ruolo da protagonista nell’export e nel 2021 sono stati sfiorati addirittura i 49 miliardi di euro, di cui 1 equivale alla quota della Romagna (29% Forlì-Cesena, 30% Ravenna, 41% Rimini). Tra l’altro, nei primi quattro mesi dell’anno in corso questa “partnership” si è consolidata, dato che la quota di esportazioni negli Usa è aumentata del 34% per la Romagna. In prima fila tra i beni più esportati ci sono la meccanica, seguita da agro-alimentare, metallurgia, chimica e cantieristica navale.