Le vulcaniche Ebbanesis in concerto a Savignano

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Due voci e una chitarra, quelle di Viviana Cangiano e Serena Pisa, per l’atteso appuntamento di Borgo Sonoro (unica data in Romagna) questa sera alle 21.15 in piazza Borghesi, ovvero le vulcaniche Ebbanesis.

Tra swing e tradizione classica il duo napoletano ha saputo affermarsi come uno dei più amati dal web. Tutta la grande tradizione della musica, napoletana e non, si ritrova in lavori come il loro ultimo “Transleit”. Con maestrai e creatività hanno dato nuova vita a successi come “Attenti al lupo” anzi “Accuort’ ‘o lupo”, a canzoni dello Zecchino d’oro (“A jatta nera”, cioè “Volevo un gatto nero”), a “Billie Jean” narrata come una storia di vicoli e passioni nello stile dell’opera buffa di De Simone , a “Bohemian rapsody”, a “Michelle” divenuta una toccante serenata napoletana.

Dal web al palco è quello che definiscono “un giocare” con le canzoni napoletane. Nei loro spettacoli portano in scena anche da vere attrici accenti diteatro che amano unire musica erecitazione. La loro versione di “Carmela” ha superato le 400mila visualizzazioni. In tre mesi i contatti su Facebook sono stati più di 15 mila i “mi piace”. Un successo segnato anche da esibizioni da Mosca a Riad e dalle importanti collaborazioni, da Massimo Ranieri, che le ha volute come presenza fissa di “Qui e adesso”, allo scrittore Maurizio De Giovanni, a Mario Martone che le ha scelte per la sua ultima pellicola “Qui rido io”, incentrata sulla figura di Eduardo Scarpetta.

Come è nata la vostra carriera?

«Praticamente come per gioco, nel 2017, sulla scia dei consensi avuti sui social dai videodelle nostre performance», ci dice Serena Pisa. «Ci siamo incontrate ai tempi del liceo, e ritrovate dopo una parentesi di lontananza per dare vita al loro progettoa due.Un approccio quindi quasi ludico, nato anche per divertirci, a cui ha fatto seguito il lavoro di elaborazione e traduzione di testi e musiche per costruire un vero spettacolo».

Il vostro primo album s’intitolava “Serenvivity” (da “serendipity”), a marcare l’impronta di quel senso di scoperta inaspettata, che sembra caratteristica del vostro repertorio...

«Sì è vero. La nostra è stata una serie di incontri da cui trarre ispirazione, da NCCP a Carosone al teatro di varietà… Si potrebbe dire da “La rumba degli scugnizzi” a “Ragione e sentimento” di Maria Nazionale, contesti diversi che abbiamo cercato di fare un po’ più nostri».

«Prendiamo molto dal disagio della nostra città», avete sottolineato. «La forza dei napoletani, è pensare, progettare, lanciare nuove idee».

«È ciò che in napoletano si definisce “arrangiarsi”, e per noi cercare nuove strade, altre direzioni con la forza della musica. Non siamo accademiche, non veniamo dal conservatorio o studi musicali. Per questo diciamo che ci siamo “arrangiate”».

In alcuni vostri brani, come l’ultimo singolo “Fraveca e sfraveca’ (Costruisci e distruggi”), vi siete confrontate con il tema della pandemia,

«Esatto, ci veniva in mente quasi la figura di un muratore che tira su ciò che è stato abbattuto a terra. Abbiamo così voluto esprimere solidarietà ai lavoratori dello spettacolo e del settore. Nel brano citiamo tutte le figure, parliamo di ballerini e di copioni. In “Schiara juorno” abbiamo musicato una poesia di Pippo Cangiano, con registrazione fatta con i telefoni, costrette dalla pandemia a restare lontane».

Come vi sembra il ritorno della musica dal vivo?

«Abbiamo visto un bel movimento. Anche se per la ripresa servirebbero maggiori risorse».

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