Le "Visioni anomale" della poetessa cesenate che vive a Torriana

Cultura

RIMINI. Tamara Casati, giovane insegnante scrittrice cesenate che vive sulle colline di Poggio Torriana e si definisce eccentrica eremita indomabile sognatrice, percepisce la scrittura come terapia fondamentale per anima, cuore e corpo. Ora è tornata a mostrare il proprio talento con la recente pubblicazione, dopo la pubblicazione dei racconti erotici e surreali di “Femmine e spettri” e delle poesie de “L’eco della solitudine”, del nuovo volume di versi dal titolo “Visioni anomale” (Youcanprint).
Continuando a muoversi, con parole che si desidera possa rivelare e sorprendere, dice l’autrice nella prefazione: «Verso tutte le strane visioni che pullulano nella mia mente, a sogni vividi e tenaci», con l’intento, dice ‹‹di dare voce alla mia inquietudine››, alla Terra, all’universo e alla mia amata natura che ha la sua forza unica››.
Come in un poema cosmico che dialoga con la voce di un albero “che dimorava un luogo fuori da ogni tempo / dalla concezione della mente”, dell’universo che si strappa le mille ali (“e precipita nelle vene del cuore / con un boato di verità”), l’insieme di queste sue “Visioni” la pone in grado di percepire in ogni sua forma, in tutta la magia del suo potere, quale sia la forza racchiusa nell’eco della natura. Una “battaglia senza tregua”, che sopravvive “ad ogni graffiato respiro / si gonfia di giubilo, in un gioco di speranza”, anche nel modo più surreale e fantasioso”.
Il suo amore estremamente sentito per la natura si sprigiona quindi con il potere di un empito fantastico e surreale, arrivando dal contare le stelle fino ad una “foglia vermiglia”: “Poiché è figlia della stessa madre, / la natura / concepita da un Dio equanime / che onora e consola / ogni suo frammento di creazione / ogni sua più strampalata creatura”.
E sopravvivenza diventa per l’autrice la parola chiave: “Sotto una pioggia che ha gocce di cristallo / lava i rimorsi, le paure, i supplizi”, “succhiare la linfa rigenerante e magica della natura”.
Un “Cimitero della colpe” dove gli umani liberi dalle loro trasgressioni non devono più piangere il dolore del pianeta, e possono “volare eterei / e sciogliersi nella coscienza universale”, regalando i propri sogni al sole, nella coscienza panica d’appartenere all’infinito nelle sue più piccole forme: “Sono diventata albero. / Sono diventata foglia. / Sono diventata fiore”.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui