Le suore "cappellone" nell'arte

La Compagnia delle Figlie della Carità è una comunità di origine francese fondata da San Vincenzo De’ Paoli nel 1633. La prima compagnia di donne in abito secolare e di vita comune dedite a opere di assistenza domiciliare ai poveri e ai malati istituita nella Chiesa cattolica. Oltre a questo servizio, si dedicano alla cura degli orfani, all’assistenza agli infermi negli ospedali e agli anziani nelle case di riposo, al servizio nelle scuole e alla gestione di rifugi per donne e bambini in difficoltà. La “cornetta” a larghe tese inamidate ne caratterizza l’aspetto e l’identificazione in “suore cappellone” fino al Concilio Vaticano II, quando Paolo VI ne suggerisce la semplificazione dell’abito.

Alberto Bianchi (Rimini 1882 – Milano 1969), nipote di Mosè Bianchi e cugino di Pompeo Mariani, riscuote il consenso internazionale principalmente per l’attività di illustratore e cartellonista che sviluppa fra le due guerre mondiali. A Milano dove si trasferisce dopo gli studi a Roma, diventa ritrattista ufficiale di Casa Savoia ed è molto richiesto dalla nobiltà, dalla ricca borghesia industriale e dalla committenza pubblica. È suo il devozionale ritratto di suor Faustina, patrimonio dell’Ausl di Legnano, dove sono ben evidenti le caratteristiche tipiche dell’uniforme dell’ordine. Fernando Mariotti (Pesaro 1891- 1969) nel 1917 durante il ricovero ospedaliero a Bologna in seguito alle ferite riportate nella ritirata di Caporetto, ritrae le suore infermiere di San Vincenzo con la sua grafica molto pulita, lineare e continua, enfatizzando la complessità delle vesti e ancora di più del cappellone alato, esposte nel 1994 alla Galleria Comunale Santa Croce di Cattolica nella mostra a lui dedicata, curata da Annamaria Bernucci. Nel 1951 Demos Bonini (Rimini 1915-1991) ritrae la sala operatoria dell’Ospedale Infermi di Rimini con i due chirurghi, l’anestesista e la strumentista: una piccola suora col capellone. Opera finale di una serie di “studi”, irreale e silenziosa, senza sangue (sembra anche senza paziente), nella quale l’immobilità e il nitore dei protagonisti trasmette magistralmente la sacralità della scena. La suora ritratta è probabilmente la suor Caterina ricordata da Davide Bagnaresi in “Federico Fellini, Biografia dell’infanzia” (Edizioni Sabinae), di Cantalupo nel 2021, che si divide fra il lavoro nosocomiale e l’ Aiuto Materno, l’istituzione cittadina dedicata all’infanzia abbandonata. Lo straordinario pastello notturno della monaca col cappellone che esce della chiesa del Suffragio di Verucchio è opera di Addo Cupi (Rimini 1874-1958), l’ingegnere-architetto protagonista di spicco della vita artistica riminese, pittore autodidatta di successo con esposizioni a Venezia, Milano e in Romagna. Le Figlie della Carità arrivano a Comacchio nel 1856 e Giuseppe Tampieri (Lugo di Romagna 1918 – Faenza 2014) nel 1955 le riprende in gruppo mentre salgono sul ponte Pallotta. Il quadro che fa parte della donazione della figlia dell’artista Barbara alla Galleria d’arte moderna di Lugo, anticipa la luminosità, i colori e l’ampia pennellata della produzione paesaggistica dell’artista nel decennio successivo. Suggestivo e originale, Gogliardo Ossani (Piacenza 1908 – Rimini1985) riprende tre suore “cappellone” sedute compostamente sul bordo di un FJ sulla spiaggia. Una foto di gruppo interpretata nello stile pittorico surrealista della sua maturità, filtrato dall’appartenenza, mai rinnegata, al secondo futurismo.

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