Le salite vi esaltano? Da Faenza a Faenza, ecco il percorso che fa per voi

Salite per tutti i gusti fra le colline di Forlì e Faenza. In meno di 100 km si affrontano, infatti, quattro ascese diverse fra loro sia per grado di difficoltà sia per lunghezza, dall’infinito Trebbio, dal versante inedito di Santa Lucia, al breve ma micidiale monte Corno da Modigliana, passando per la Busca da Portico, a metà fra le due per sviluppo chilometrico e pendenze, per finire con la Carlina, così soprannominata per la brevità ma ugualmente temibile per i suoi strappi.

Il percorso

Itinerario: Faenza – Monte Trebbio – Dovadola – Portico di Romagna – valico della Busca – Tredozio – Modigliana – monte Casale o monte Corno – monte Carla – Faenza. Distanza: 95 km.

Le salite

- valico di Monte Trebbio (585 metri) da bivio Monte Paolo: distanza 11,5 km, pendenza media 5,3%, max 16%; dislivello: 508 metri. Da bivio monte Paolo a Castellaccio: distanza 3,8 km, pendenza media 7,89%, max 16%; dislivello 300 m. Da Castellaccio a Monte Trebbio: distanza 7,7 km, pendenza media 2,7%, max 6,5; dislivello 208 metri.

- valico della Busca (699 m) da Portico: distanza 7,2 km; pendenza media 5%, max 8%; dislivello: 356 metri.

- valico di Monte Casale o monte Corno (490 m): lunghezza 3,4 km; pendenza media: 8,4%, max 13,3%; dislivello: 278 metri.

- salita della Carla (193 m): lunghezza 2 km; pendenza media 5,2% max 10%; dislivello 109 metri.

Che fatica sul monte Castellaccio

Località di partenza ideale è Faenza, dove si imbocca la Strada provinciale 73. Dopo i primi 8 chilometri, pianeggianti e dritti come un fuso fra filari di viti e kiwi, si raggiunge Santa Lucia delle Spianate, si attraversa il piccolo centro abitato, e, poco dopo la storica trattoria Manueli (sulla sinistra), si guadagna quota superando un paio di tornanti e si inizia a risalire la valle del torrente Samoggia, circondati da campi coltivati. Si procede così per 3 km su percorso ondulato, con diversi sali e scendi, fino a incrociare il bivio per Monte Paolo (sulla sinistra). Di qui, iniziano i 4 km (3,8 km per la precisione) più impegnativi di tutta la salita, fino a monte Castellaccio. In questo tratto, infatti, la pendenza media sfiora l’8% (7,89%) mentre quella massima va dal 10% al 16%. Il primo km è da brividi, quasi tutto in doppia cifra, con due rasoiate al 13% e una al 16%; per di più, non ci sono tornanti o curve a facilitare la scalata, ma un unico rettilineo che si conclude a Cà Convento. Giunti in prossimità del cimitero (sulla sinistra), la strada piega a sinistra e finalmente la pendenza cala un po’, scendendo al 6%.

Monte Castellaccio e le antenne

Appena il tempo di rifiatare, però, ed ecco che l’asfalto torna a puntare verso l’alto, con un’impennata all’11-12%; poi, si procede fra il 7-9%, salvo due tratti facili (3%) in corrispondenza di altrettanti tornanti. Man mano che si sale, la vista si apre sulla sottostante valle del Samoggia e, a sinistra, sul contro crinale su cui sorge l’Eremo di Monte Paolo. Poco prima della fine del km 2 bisogna sfruttare un centinaio di metri al 6% per recuperare le forze in vista del terzo km, che, oltre a una pendenza media intorno all’8%, presenta una rampa al 14% (prima del terzo tornante, km 3,4) e una al 10% (km 3,8). L’ultimo km è relativamente più semplice, visto che i primi 600 m sono in falsopiano (4-5%), ma per raggiungere monte Castellaccio, ben riconoscibile perché sovrastato da una moltitudine di antenne, c’è ancora qualche scoglio da superare: un’impennata all’11% e, infine, il tratto finale all’8%. Raggiunta la vetta, la Strada provinciale 73 diventa Strada provinciale 81 e al valico del Trebbio mancano ancora 7,7 km, tuttavia, il più può dirsi fatto.

Verso la Valle del Montone

Questo secondo segmento, infatti, è molto più facile. I primi 4 km, addirittura, sono una serie di repentini mangia e bevi, poi, si torna a salire, ma sempre in maniera costante e per lo più in falsopiano (pendenza 2-5%), eccetto 300 m più impegnativi (6,5% con una punta in doppia cifra) a cavallo del km 5. Si percorre, essenzialmente, il contro crinale fra la valle del Tramazzo e quella del Samoggia, con ampi panorami sulle cime circostanti. Una casa cantoniera, sulla destra, è il riferimento che lo scollinamento è vicino. Dopo un paio di km, infatti, la strada piega a destra e si immette sulla Strada Provinciale 21 che sale da Modigliana; al bivio si gira a sinistra e in falsopiano si raggiunge il valico di monte Trebbio (585 m). Di qui, ci si tuffa in picchiata verso la valle del Montone, distante 6,4 km. Il primo tratto è bello ripido (9-12%) con due tornanti ravvicinati in cui prestare attenzione, quindi, segue una serie di sali scendi, superati i quali la discesa si fa filante e conduce rapidamente all’innesto con la Strada statale 67 tosco romagnola (svolta a destra), in località Casone. A questo punto, si fa rotta su Rocca San Casciano e successivamente su Portico di Romagna. Si tratta di 10 km senza particolari difficoltà, in leggera salita con diversi segmenti in contropendenza.

Il valico della Busca

Attraversato Portico, si procede all’insù ancora per 700 m e si volta poi a destra (Strada provinciale 22) per affrontare la seconda scalata di giornata, quella che conduce al valico della Busca (699 m). Si tratta di un’ascesa di media lunghezza (7,2 km) piuttosto regolare e senza pendenze proibitive. Il primo km è tranquillo (5,5%), poi, eccetto una breve impennata all'8% dopo il primo tornante (a sinistra), si prosegue intorno al 6-7% fino al km 2,5. Una pausa di 500 al 4%, quindi, si continua ancora al 6-7% fino al km 4 quando, dopo il bivio per Querciolano, si deve affrontare un rettilineo di 500 metri all'8,3%. E' l'unico punto impegnativo, perché poi la pendenza cala al 6,7% e al km 5 diminuisce ulteriormente (5%). Da segnalare, intorno al km 5,5, su un casolare abbandonato sulla destra, le indicazioni per il vulcano del monte Busca. A destra della casa, si trova, infatti, uno stretto sentiero che in breve fra alberi, arbusti e cespugli conduce a un grande campo aperto in mezzo al quale si può ammirare questo particolare fenomeno naturale. Benché noto come vulcano, si tratta in realtà di una fonte di metano perpetua che fuoriesce dal suolo e si incendia. Alla vista si presenta come un ammasso di pietre dalle quali escono fiammelle più o meno alte a seconda dei giorni e della potenza del vento. Conosciuta già nel XVI secolo, nel 1939 in corrispondenza della fonte fu costruita una condotta che portava il gas a un edificio vicino, dove la Società Idrocarburi Metano potesse sfruttarlo. L'opera fu inaugurata in pompa magna alla presenza di Mussolini ma pochi anni dopo il giacimento cadde in disuso e, nonostante svariati studi nei decenni successivi per capire come sfruttarlo, la sua piccola portata non condusse ad alcuna soluzione economicamente sostenibile, così oggi è visitabile liberamente. Ripresa la bici, si affronta un ultimo tratto al 6% poi, dopo un doppio tornante, segnalato da una celletta votiva, la strada spiana e il chilometro finale è addirittura in leggera discesa.

Il Monte Casale non dà tregua

Dallo scollinamento, in poco più di 6 km si scende a Tredozio, si supera il ponte sul fiume Tramazzo e si gira a destra nella Strada provinciale 20 che si percorre per una decina di km, per lo più in discesa con qualche tratto ondulato, sino a raggiungere Modigliana. Una volta qui, in corrispondenza del Duomo, si svolta a sinistra in via Spazzoli per arrivare all'attacco della terza salita del giro, quella di Monte Casale o Monte Corno (Strada provinciale 66). Per raggiungere la cima i chilometri sono poco più di 3 ma restano ben impressi nella memoria perché non concedono tregua. La pendenza media, infatti, è degna del passo Giau, attestandosi all'8,4%, e gran parte dell'ascesa è in doppia cifra. Il supplizio inizia subito, visto che il km più duro è il primo, quasi tutto all'11%. Dopo il secondo tornante, la pendenza cala al 5,7%, ma la tregua dura poco perché al km 1,2 si fa di nuovo sul serio con un tratto al 13,3%. Altra breve pausa (5%), quindi, si torna in doppia cifra sino alla fine del km 2. Fortunatamente, segue un tratto facile (4%) prima dell’ultimo scoglio, un lungo rettilineo al 9% che conduce a un tornante, superato il quale, la pendenza finalmente molla (5%) e in breve si raggiunge il valico (490 m). Salendo, non si incontrano grandi panorami perché la vista resta chiusa dalle colline circostanti e, al massimo, si può ammirare Modigliana, sempre più in basso. Una volta in cima, invece, lo sguardo spazia dalla valle del Lamone a quella del Tramazzo, sino alle cime del crinale appenninico.

Ritorno verso Faenza

Da qui, è tutta discesa (Strada provinciale 49) fino a Brisighella, 8 km più a valle. Si arriva nella zona delle Terme, attualmente in stato di abbandono, e si svolta a destra nella Strada provinciale 56 che propone una serie di sali e scendi fino all'imbocco di via Carla (Strada provinciale 57) dove parte l'ultima salita del percorso. Rispetto alle precedenti è un dentino, visto che misura solo 2 km, ma non va sottovalutata. Dopo un breve strappo iniziale, seguito da un tratto in falsopiano, nella parte centrale della scalata si affronta, infatti, un segmento bello tosto,  con due impennate al 10% e il resto tutto fra l'8-9%. Fortunatamente, poco prima del passo, la strada spiana e si intraprende la ripida e tortuosa picchiata verso la valle di Marzeno. Al termine della discesa (poco più di un km) si gira a sinistra nella Strada provinciale 16 che in 11 km, piuttosto movimentati, riporta a Faenza, chiudendo il cerchio. 

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