Le Iene e l'irruzione in classe a Faenza: assolti gli inviati

Faenza

Assolti perché il fatto non sussiste: è questa la sentenza pronunciata ieri dal giudice onorario Roberta Bailetti nei confronti Silvio Schembri e Claudio Mandich, rispettivamente l’inviato e il cameraman della trasmissione televisiva “Le Iene” che erano accusati di interruzione di pubblico servizio e violenza privata per l’irruzione del 25 ottobre 2017 in una classe dell’Isia durante l’orario di lezione. I due erano arrivati all’istituto di design perché richiamati da una polemica che allora impazzava nella città manfreda: l’allora direttrice dell’Isia, Marinella Paderni, era infatti finita nell’occhio del ciclone perché, da presidente della commissione esaminatrice per l’assegnazione della cattedra del corso di Antropologia culturale, aveva presentato domanda per ottenere l’insegnamento, classificandosi prima nella graduatoria. Un risultato poi annullato dal Miur in seguito al ricorso che fu presentato da una candidata.

La denuncia

La storia esplose come un caso di cattedra auto-assegnata e “Le Iene” fiutarono lo scoop, cercando di ottenere un’intervista con la professoressa direttamente all’interno dell’aula di Palazzo Mazzolani dove stava tenendo la propria lezione. L’iniziativa di Schembri e Mandich, però, non piacque affatto all’Isia, e la preside Giovanna Cassese sporse denuncia contro di loro. È così che si è arrivati al processo, nel quale la scuola figurava come parte civile, tutelata dall’avvocato Alberto De Vita: a giudizio come responsabile civile anche il gruppo Rti, società che produce la trasmissione, assistita dall’avvocato Mangialadi. In caso di condanna, Rti avrebbe dovuto corrispondere un risarcimento economico alla parte civile: evenienza che, però, non si è verificata.

Il diritto di cronaca

Da parte loro, Schembri e Mandich, difesi dall’avvocato Stefano Toniolo, avevano reclamato il loro diritto di cronaca, specificando di non avere trovato opposizione al loro ingresso nella scuola, che non era presidiata da alcuna guardiola, e che, dopo avere chiesto della professoressa Paderni, gli era stata indicata l’aula verso la quale dirigersi. Il loro comportamento, e in particolare il blitz in classe, era però stato paragonato dall’avvocato della parte civile a un atto di squadrismo fascista. Titolare del fascicolo era invece il vice procuratore onorario Katia Ravaioli: nella sua requisitoria del marzo scorso aveva chiesto per entrambi gli imputati una condanna a 6 mesi di reclusione. Richiesta che tuttavia non è stata accolta dal giudice, che ieri ha infatti assolto Schembri e Mandich dai due reati che erano loro contestati. M.D.

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