Le discoteche pronte a ripartire: "Ma con la capienza al 50% si coprono le spese e basta"

«Sono appena tornato dalla Spagna, dove i locali sono aperti, si balla con la mascherina e ho trovato un popolo della notte madrileno scatenato e con grande voglia di discoteca. Ne ho frequentata qualcuna per lavoro e ho incontrato il corrispondente del Silb iberico, che si era detto rammaricato del fatto che l’Italia fosse l’ultimo Paese con i locali chiusi: ora l’augurio è essere il primo in cui si potrà andare nuovamente a ballare senza limitazioni». Il presidente provinciale e regionale del Silb Gianni Indino esulta per le nuove disposizioni del governo, che ha sancito la riapertura dei locali notturni con il 50% al chiuso, il 75% all’aperto e l’obbligo della mascherina per muoversi all’interno ma non in pista.

«Si coprono le spese»

«Finalmente si riapre! C’era un film di Aldo, Giovanni e Giacomo intitolato ‘Chiedimi se sono felice’ e come in quella pellicola lo sono molto, anche se non del tutto: ci auguriamo infatti che questo sia un primo passo per un ritorno alla piena attività in tempi abbastanza celeri. Sicuramente i numeri con cui saremo costretti a convivere non ci consentiranno di fare impresa come la intendiamo noi, con il 50% riusciremo a coprire le spese e a mettere a regime una macchina organizzativa che è stata ferma per troppo tempo e ha bisogno di essere oleata. Siamo convinti che potremo essere un veicolo importante per implementare ancor più la campagna vaccinale, perché c’è tutto un mondo variegato e variopinto di ogni età (da chi balla tecno agli amanti del latino-americano ma anche del liscio) che vuole rimettersi in moto e farà tutto ciò che viene richiesto per farlo. Il poter muoversi, saltare e dimenarsi sarà una bella liberazione e penso che tutti i gestori coglieranno l’opportunità di riaprire». Il presidente Silb non ritiene siano un grosso ostacolo neanche green pass e mascherine: «Saremo in grado di rispondere a tutte le indicazioni fornite dal governo: in fondo parliamo di un protocollo che abbiamo contribuito in qualche modo a stilare e ci faremo trovare pronti. Servirà magari un po’ più di personale, ma vogliamo rispettare le regole per dare il nostro grande contributo all’arresto del virus e, come detto, alla diffusione capillare delle vaccinazioni».

I delusi

Molto meno entusiasta Tito Pinton, titolare del Musica a Riccione, oltre che del Muretto a Jesolo e in procinto di aprire un nuovo Musica a New York. «Questo provvedimento mi sa da presa in giro, i nostri locali per reggersi devono lavorare al 100%: molto meglio allora consentire l’ingresso solo ai vaccinati oppure ridurci proporzionalmente i costi di energia elettrica, affitti, Iva, Siae…» il suo commento a caldo. Enrico Galli in Riviera di attività ne ha invece due, storiche: l’Altromondo Studios a Rimini e il Cocoricò a Riccione, di cui è diventato proprietario un paio di anni fa e che non ha potuto ancora inaugurare causa pandemia. «In Italia abbiamo un problema vecchio di anni, il nostro è l’indice di capienza dei locali di pubblico spettacolo più basso d’Europa: abbiamo tentato più volte di far capire invano che andava allineato e quindi oggi siamo doppiamente svantaggiati perché partiamo con questo gap a monte. Per fare un esempio concreto, i concerti nei palazzetti partono da due persone a metro quadro, noi da 1,2. Quello di oggi è quindi un inizio, non un parametro che può durare tanto e farci felici. Abbiamo in calendario una serie di riunioni per programmare tutto e decidere le riaperture di Altromondo e Cocorico: locali di certe dimensioni vanno preparati in tutto, campagna promozione compresa, e diciamo che per fortuna si può comunque tornare a programmare. Siamo abituati a gestire i flussi e ci faremo trovare attrezzati a farlo con dei costi e degli impegni in più».

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