Le cento chiese di Forlì in una mostra e un libro

Si intitola Le cento chiese di Forlì la pubblicazione curata da Gianfranco Argnani, Mauro Mariani e Gabriele Zelli: ma quando poi sfogli il libro, ti accorgi che sono ben più di cento le strutture di cui parla. Inoltre fino al 20 gennaio al Vescovado di Forlì è allestita la mostra delle immagini di pievi, oratori, persino cellette e pilastrini: fa da… Virgilio ai tre curatori la preziosa collezione di Giuseppe (Pino) Bellettini, socio dell’associazione Amici della Pieve promotrice della ricerca e della mostra odierne. Come in un caleidoscopio, passano davanti agli occhi forme arcifamiliari ma anche le immagini delle suore dalle grandi “cornette” bianche che si aggirano nella cappella del vecchio ospedale Morgagni.

Le cento chiese di Forlì è infatti anche un viaggio nel tempo, «una sorta di regesto di tutte le chiese del territorio del Comune di Forlì – specifica Gabriele Zelli – sia quelle non più esistenti, sia quelle destinate ad altro uso, sia quelle attualmente officiate. Probabilmente manca una sola chiesa, collocata a Ponte Vico, sulla quale ancora non si è riusciti a trovare notizie ma che compare in un mappa di Vincenzo Coronelli. Doverosa la sintesi, perché non potevamo permetterci un catalogo di qualche migliaio di pagine: ma chi vuole approfondire potrà ricorrere a pubblicazioni specifiche o alle guide dedicate a Forlì. Per quanto riguarda poi la mostra, a Pievequinta è stata vista da oltre 700 persone con 330 cataloghi venduti, e finora in Vescovado i visitatori sono stati oltre 400!».

Un interesse giustificato: libro e mostra illustrano luoghi che non ci sono più, o che sono molto cambiati nel tempo anche per il differente contesto urbano che li circonda cercando di seguire le linee di insediamento e quelle dello sviluppo di Forlì a partire da Santa Croce, San Mercuriale e San Martino in Strada, antichi plebati urbani individuati dallo storico Gianluca Brusi nel suo libro “Serallium Columbae” come una peculiarità forlivese. Non manca però il racconto della crisi attuale delle vocazioni o dei danni della Seconda guerra mondiale durante la quale molti campanili furono minati e fatti crollare dall’esercito tedesco, e la stessa sorte avrebbe forse avuto anche quello di San Mercuriale, uno dei simboli della città, senza l’intervento di don Giuseppe Prati, il celebre don Pippo. Oltre a diverse attività collaterali e alle passeggiate alla ricerca… dell’oratorio perduto, i curatori e i particolare Gabriele Zelli sono ancora a disposizione di curiosi e appassionati della storia forlivese per visite guidate.

Info: 335 7144204

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui