Le banche lasciano i piccoli Comuni romagnoli

Sono quasi quindicimila i romagnoli “senza banca”.

Sono gli abitati degli otto comuni nei quali ad oggi, secondo una recente analisi effettuata dal centro studi della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), non è presente una sola filiale di alcun istituto di credito. Come ha detto recentemente sul Sole 24 Ore Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, questo non è altro che «il riflesso dei cambiamenti della tecnologia e delle abitudini dei consumatori».

L’inesorabile legge dei numeri

Insomma: è tutta una questione di numeri. E quando questi non sono più profittevoli, allora ecco che si arriva alla chiusura. Tra l’altro, sempre secondo la Fabi, l’Emilia-Romagna da questo punto di vista è una delle regioni che presenta il maggior tasso di bancarizzazione, dato che la popolazione che risiede in comuni completamente sprovvisti di filiali è pari all’1,2%.

Tuttavia, per quei pochi il disagio è forte non solo perché per aprire un conto corrente bisogna mettersi in macchina e macinare chilometri, ma soprattutto poiché ciò rappresenta il lento ma progressivo impoverimento dei piccoli comuni, dove i servizi oramai sono ridotti al lumicino e le Poste e la banca, fino a un decennio fa, rappresentavano ancora dei veri e proprio centri di piccola aggregazione locale.

I comuni nel dettaglio

Come si diceva all’inizio, i comuni sprovvisti di sportello bancario in Romagna sono esattamente otto, di cui due nella provincia di Forlì-Cesena e gli altri sei nel Riminese. Onorato della Medaglia d’argento al merito civile – per aver dato ospitalità ai partigiani durante il secondo conflitto mondiale e, per questo, averne subito una violenta rappresaglia delle truppe tedesche – Casteldelci è un comune ricco di storia, anche se piccolo e popolato da appena 445 anime. Posto all’estremità più occidentale della provincia di Rimini, è il più piccolo tra i territori completamente privi di qualsiasi istituto di credito. Lo stesso vale per Portico e San Bendetto (769 abitanti sotto la provincia di Forlì-Cesena) e per Maiolo (a Rimini).

Passando invece ai comuni sopra i mille abitanti, lungo la strada della “smobilitazione” delle filiali bancarie si incontrano Montegridolfo, Talamello e Gemmano nel Riminese, per poi giungere a Borghi, sulle colline del Cesenate.

Infine, con quasi 7mila abitanti, il comune di Montescudo-Monte Colombo, a Rimini, è ad oggi il territorio più ampio della Romagna dove gli sportelli bancari sono quasi completamente assenti. “Quasi” perché, in realtà, nella frazione di Taverna ancora oggi resiste la Banca popolare Valconca, ma l’istituto è aperto tre soli giorni a settimana.

Il commento

«Il ruolo sociale che le banche stanno progressivamente perdendo, anche attraverso un progressivo disimpiego sui territorio, è un argomento che non può essere sottovalutato dai partiti politici». Parla chiaro Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che ricorda: «la riduzione delle filiali sta creando e creerà non pochi danni alla clientela delle banche» e così facendo, «potranno svolgere sempre meno il ruolo sociale a servizio di famiglie e imprese».

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