“Lazarus”, la musica di Bowie in prima nazionale a Cesena

Il viaggio di Lazarus può cominciare; il ritorno a casa di un morente Newton/David Bowie, e il viaggio emozionale che il pubblico compie dentro di sé, sulle canzoni dell’opera rock della star inglese. Lazarus, l’ultimo lavoro dell’artista andato in scena un mese prima della morte (Bowie è scomparso il 10 gennaio 2016), debutta in prima italiana stasera alle 21 al teatro Bonci di Cesena dopo tre settimane di prove (repliche fino al 26 marzo); sarà al Galli di Rimini dal 5 al 7 aprile, e in tour per 66 recite.

Fortemente voluto da Valter Malosti, regista e direttore di Ert, unisce al testo in prosa del drammaturgo Enda Walsh le canzoni di David Bowie suonate e cantate dal vivo da una band di sette elementi, in un’opera recitata in lingua, cantata in inglese, con undici artisti, effetti scenici, luci, video, movimenti, per un teatro totale.

La storia ha contorni indefiniti come succede a chi è sospeso fra vita e morte. «C’è un uomo che sta morendo, al confine della vita – ha detto Malosti – nella sua testa scorrono immagini in cui si mescolano amori, cose profonde e piccole. È una mente che sta esplodendo con energia».

Protagonista di Lazarus è Manuel Agnelli (1966) cresciuto con Bowie nelle orecchie sin dai 13 anni.

Elisa/Casadilego

La più giovane della compagnia è Elisa Coclite (2003); proprio oggi compie 20 anni, ma è famosa già da tre come Casadilego vincitrice di XFactor 2020. Grande talento vocale, musicista e autrice, cresciuta in una famiglia di musicisti, Elisa interpreta “la ragazza”, personaggio poco definito, non si capisce se vivo o morto, forse la figlia di Bowie. Per Elisa una avventura esaltante e diversa, che una notte le ha fatto sognare anche ippopotami sui quali cercava di salire, e per la quale ha rallentato la creazione del nuovo disco.

«Avevo studiato recitazione per il film My soul summer di Fabio Mollo, però il teatro è un’altra esplorazione. La memoria non è un problema; la recitazione (interpretazione) mi mette più in difficoltà, ma sono in una grande squadra, grata agli artisti incredibili con me sul palco che mi stanno aiutando e regalando tanto; e grata ai musicisti sempre in ascolto, poco egoici e molto bravi».

«Conoscevo Bowie come maestro ma non era il mio preferito non per gusto, ma per conoscenza. Avvicinarmi a lui è stato un bel regalo perché la sua arte è veramente grande. Eseguo pezzi tra quelli originali del musical Lazarus fra cui This is not America, No plan, Heroes. È un lavoro complesso cantare un brano soprattutto quando non è tuo, e in un lavoro per metà di musica al servizio del teatro, e per metà di teatro al servizio della musica. Non so dire quale canzone preferisco, tutte hanno un’anima particolare. Creare un’armonia tra i diversi elementi è la sfida più grande, ed è anche la cosa più interessante che ho fatto; nonostante il musical non sia mai stato una mia passione».

E ancora: «Lazarus è un lavoro atipico, molto contemporaneo dove le molte arti che lo compongono si mescolano e lo rendono speciale; però è complesso, è come farsi entrare parole e suoni nel corpo. La forza della scrittura sincera sta nel raccontare il vissuto di ognuno, cioè la coscienza che in ognuno fluttua diversamente. Se guardassi lo spettacolo insieme al pubblico, sarei catturata dalla testa del protagonista Newton che sta vivendo una confusione talmente forte dove il suo vissuto si confonde con immagini di un mondo suo. È una sorta di botta emotiva. Navigare dentro di sé è importante e divertente, avere una piccola spinta dall’arte è un regalo che ci si dovrebbe fare nella vita».

Info: 0547 355959

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