Lavoro nel Ravennate, irregolarità in un terzo delle strutture ispezionate dalla Finanza

Ravenna

Nell’ambito del rafforzamento del controllo economico del territorio durante la stagione estiva, le
Fiamme Gialle ravennati hanno dedicato consistenti risorse al contrasto del lavoro irregolare, anche stagionale, con particolare attenzione alle strutture ricettive della costa, dove, nel mese di agosto, hanno operato anche i rinforzi estivi giunti per far fronte all’aumentato carico operativo connesso alla ripresa del flusso turistico. Complessivamente sono state eseguite 38 ispezioni, di cui 14, più di un terzo del totale, hanno avuto esito irregolare. Dal raffronto della situazione accertata all’atto dell’accesso e quella risultante dalle evidenze comunicate agli enti preposti, nonché dalla verifica delle mansioni effettivamente svolte e dagli ulteriori elementi informativi acquisiti direttamente dai lavoratori presenti, è stato infatti possibile rilevare l’impiego irregolare di ben 82 dipendenti, di cui 12 completamente “in nero”. Con riguardo alla distribuzione delle attività accertative, la metà degli interventi ha riguardato il territorio di Ravenna, 8 sono stati invece eseguiti a Cervia, 7 a Faenza e 4 a Lugo. Diversificati anche i settori economici attenzionati, sebbene le irregolarità abbiano riguardato prevalentemente le imprese operanti nel settore della ricezione turistica (hotel, stabilimenti balneari, bar e ristoranti), ma anche altre attività operanti nei settori tradizionalmente esposti a tali pratiche illecite come la raccolta della frutta stagionale, la pulizia di edifici e la lavorazione dei metalli. Per quanto riguarda infine la tipologia di irregolarità accertate, la gran parte ha avuto riguardo all’illecito abbattimento delle retribuzioni lorde assoggettate agli oneri fiscali e previdenziali, compensate con l’erogazione di fittizie indennità, come nel caso dell’azienda ravennate in cui ben 48 dipendenti ricevevano parte dello stipendio sotto forma di false indennità di trasferta, così da diminuire il carico fiscale e previdenziale in capo al datore di lavoro e allo stesso dipendente
consenziente. In altri casi, piuttosto frequenti, i lavoratori venivano pagati in parte con il c.d. “fuori busta” o gli venivano richieste prestazioni non dovute o lo svolgimento di mansioni più gravose rispetto a quanto contrattualizzato. Minoritari i casi, invece, di lavoro completamente “in nero”, fenomeno che caratterizza soprattutto l’impiego di manodopera extracomunitaria. Nei controlli estivi, infatti, su 12 lavoratori in nero, ben 8 erano dell’Est Europa e del Nord Africa. In un caso, poi, un lavoratore extracomunitario intento a raccogliere la frutta in un campo del Faentino è risultato privo del permesso di soggiorno e pertanto il datore di lavoro è stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria.

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