Lavoro, emergenza personale. Cgil e Confesercenti: "Ma non prendetevela col reddito di cittadinanza"

Forlì

«Basta prendersela col reddito di cittadinanza. Ci vogliono riforme serie e concrete». Cgil e Confesercenti lo dicono chiaramente: non è giusto accusare i percettori di quei 600 euro al mese; se non si trovano i lavoratori i motivi sono ben altri.

La Confesercenti

Spiega Mirco Pari, direttore della Confesercenti Rimini: «Il fenomeno della carenza di personale turistico non è di quest’anno, ma va avanti, ormai, da diverso tempo. Vuoi perché i ragazzi non apprezzano più il lavoro di cameriere o barman, vuoi perché fare la stagione estiva è faticoso, vuoi perché i loro genitori non gradiscono quel genere di professione per il futuro dei propri figli, fatto sta che ci troviamo davanti ad un fenomeno sociale ed economico di non poco conto, in un territorio, peraltro, come quello di Rimini, a forte vocazione turistica e dove ristoranti, bar, oltre ad alberghi e b&b, rappresentano la principale forma d’impiego. Cosa fare, allora? – si interroga Pari -. In primis, lasciar perdere la vulgata del “tutta colpa del reddito di cittadinanza”, perché se incide lo fa per poco. E poi guardare anche altrove, a quei settori, cioè, dove la manodopera scarseggia, come l’alimentare, la panetteria, l’agricoltura, il comparto della trasformazione, perfino l’industria. Ed interrogarci, prima, sul perché non si trovano lavoratori, e poi su quali misure adottare. Un modo, ad esempio, potrebbe essere quello di agire sul cuneo fiscale: meno tasse per gli imprenditori, più soldi in busta paga per i dipendenti». Non solo stipendi, il direttore di Confesercenti Rimini, infatti, punta il dito anche sulla politica e sulla sua mancanza di progettualità: «Urge un cambio di mentalità – avverte Pari --. Se siamo il Paese più ricco di tesori storico-architettonici al mondo, non possiamo non concentrare le maggiori risorse finanziare lì. E, soprattutto, non si può non puntare su un forte rilancio delle politiche turistico-culturali. Credo che solo il combinato disposto di queste due azioni possa ricreare quell’interesse professionale che oggi manca, quel desiderio di “stagione” che i giovani di un tempo avevano e che oggi è totalmente scomparso».

Il sindacato


Ma se l’associazione dei piccoli imprenditori parla di nuove politiche fiscali, il sindacato dei lavoratori si concentra, invece, sull’indennità di disoccupazione. Sottolinea Mirco Botteghi, segretario generale della Filcams Cgil Rimini (Federazione italiana lavoratori commercio, albergo, mensa e servizi): «L’ho detto già e lo ribadisco con fermezza. Bisogna rivedere l’impostazione dell’indennità di disoccupazione. Non è pensabile che un ragazzo, o, comunque, una persona qualificata nel settore, parlo di camerieri, barman, donne ai piani, possa accettare di lavorare in un hotel, in un ristorante, in un bar, tre mesi, senza aver un paracadute finanziario per quelli successivi. Se, invece, aggiungiamo a quei mesi lavorati un’indennità corrispondente, sono sicuro che l’offerta di lavoro estivo diventerà più appetibile. Quattro mesi d’impiego? Quattro mesi d’indennità di disoccupazione uguale allo stipendio percepito. E questo, in contemporanea ad un monitoraggio dell’offerta lavoro, che vincoli le imprese a comunicare ai centri per l’impiego la posizione lavorativa vacante, fermo restante, naturalmente, la libertà di ognuno di reperire manodopera come meglio crede». Infine, la bacchettata a quelli che… “tutta colpa del reddito di cittadinanza”: «Tutte le informazioni che ci arrivano da ministeri e corte dei conti dicono che il reddito di cittadinanza è percepito non dai giovani, ma da fasce di popolazione non più occupabili. Per cui – conclude la sua analisi Botteghi -, le aziende che cercano il personale qualificato tra i percettori del rdc sbagliano decisamente target».

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