Lavezzola, aviaria in un allevamento: abbattuti 700 animali: “Uno sterminio”

«Aiutateci ad impedire questo sterminio»: è l’appello con cui fin da ieri mattina Paolo Fenati, titolare dell’omonimo allevamento di animali situato a Lavezzola, nel comune di Conselice, ha cercato di scongiurare la soppressione di centinaia dei suoi volatili, tra i quali molti esemplari rari. Una soluzione drastica quanto necessaria, almeno secondo i protocolli comunitari previsti in caso di positività al virus H5N1, conosciuto come influenza aviaria. Una misura che al titolare è stata comunicata sabato scorso dopo che i test di qualche giorno prima avevano confermato l’infezione ad alta patogenicità.

«Abbiamo fatto campionare alcune anatre martedì scorso – racconta l’allevatore – perché dovevamo partecipare alla fiera di Bastia Umbra, la più importante dell’anno. Una è risultata positiva. Erano collocate in una recinzione al di fuori dei nostri cancelli dove c’erano tutti gli altri animali, asintomatici, e quindi non posso tollerare che venissero uccisi. Ho chiesto solo che si testassero anche gli altri prima di eliminarli in quel modo ma è stato tutto inutile».

Ieri mattina i tecnici e i veterinari dell’Asl si sono presentati all’allevamento di Lavezzola per iniziare la soppressione dei volatili, operazioni poi concluse nel tardo pomeriggio.

A solidarizzare con Paolo, la moglie Paola e la figlia Gaia, sono intervenuti alcuni amici e amanti degli animali. Una cinquantina di persone che hanno cercato in tutti i modi di rimandare l’uccisione dei volatili. C’è stato anche qualche attimo di tensione, però senza nessun eccesso, e sono dovute intervenire le forze dell’ordine. La discussione tra contestatori e gli addetti dell’Asl è proseguita parecchio, a tal punto che la moglie di Fenati ha accusato un lieve malore accasciandosi a terra, ma senza necessitare dell’intervento di un’ambulanza.

Paolo e la figlia si sono abbracciati sorreggendosi a vicenda, mentre la nonna guardava incredula i pennuti radunati nelle gabbie. Anni di duro lavoro in fumo, proprio come sono finite le carcasse degli animali dopo essere stati asfissiati: circa trecento polli di razze pregiate, duecento piccioni, tra cui quelli texani, le pavoncelle, e altrettante tra anatre ornamentali e oche. Nel conteggio finale bisogna poi aggiungere anche una ventina di pavoni.

Non tutti i volatili hanno però ricevuto lo stesso trattamento. Un centinaio di questi – tra cui struzzi, gru, cicogne e fenicotteri pregiati oltre ai magnifici pappagalli Ara ararauna – l’hanno scampata e per loro è previsto solamente un periodo di quarantena durante il quale dovranno essere sottoposti a test specifici per scongiurare l’infezione. Molti di questi uccelli infatti sono protetti dal Cites, una convenzione internazionale per la tutela delle specie in via d’estinzione.

«Sono veramente distrutto – commenta a fine giornata Paolo Fenati – e speravo di non dover assistere a questa macabra soluzione. Oltre al dolore per i miei animali, ai quali tutti erano affezionati, c’è un danno economico incalcolabile al quale dovremo far fronte».

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