Laura Fontana e gli italiani ad Auschwitz

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Dopo l’anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino, oggialle ore 17.30, il Teatro degli Atti ospita la presentazione del libro di Laura Fontana, “Gli Italiani ad Auschwitz” (1943-1945). Deportazioni, “Soluzione finale”, lavoro forzato. Un mosaico di vittime, a cura del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau. Ne discuterà con l’autrice Antonio Mazzoni dell’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini, con l’introduzione del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad e della presidente di Isric Oriana Maroni.

Fontana, da lungo tempo studiosa della Shoah e del nazismo e Responsabile dell’attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, firma un lavoro basato su una ricerca in buona parte inedita, che getta uno sguardo nuovo sulla storia delle deportazioni degli italiani e delle italiane ad Auschwitz durante i mesi di occupazione della Penisola. Per oltre un anno, tra l’autunno 1943 e gli ultimi mesi del 1944, diverse migliaia di ebrei italiani furono deportati ad Auschwitz, tra cui 776 bambini e bambine. Furono in larga maggioranza assassinati appena scesi dai treni. Per la quasi totalità, Auschwitz rappresentò l’ultima destinazione, il luogo più efficiente costruito nella storia umana per la messa a morte di massa degli ebrei d’Europa. Solo un’esigua minoranza fu risparmiata dall’uccisione immediata nelle camere a gas per essere sfruttata come forza lavoro coatta nelle molteplici industrie e attività produttive del campo. Tra loro il giovane chimico Primo Levi e la tredicenne Liliana Segre.

Ne emerge un racconto vivo e a tratti corale di centinaia di vicende individuali e di gruppo, in cui i percorsi di deportazione, le esperienze di prigionia e le memorie si intrecciano con alcuni temi centrali per comprendere la storia di Auschwitz. L’autrice non tace le responsabilità italiane, tra collaborazionismi, delazioni, complicità e colpevoli silenzi all’epoca dei fatti, il susseguirsi di reticenze, amnesie e memorie parziali che hanno caratterizzato la costruzione del ricordo pubblico negli anni del dopoguerra fino ai giorni nostri.

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