L’artico sotto la minaccia dell’effetto serra

Nonostante dal 2010 siano banditi i gas Cfc, i clorofluorocarburi, e il freon, ancora la loro presenza si fa sentire. Uno studio condotto dall’Alfred Wegener Institute e dall’Università del Maryland ha dimostrato, infatti, come insieme al freon queste sostanze siano particolarmente presenti negli strati più alti dell’atmosfera dell’Artico. La minaccia dell’effetto serra è profonda e la ricostituzione dello strato di ozono (che protegge la Terra), potrebbe non avvenire se il riscaldamento globale non rallenterà. La ricerca degli studiosi statunitensi è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications. Nel pieno della pandemia Covid, durante la primavera del 2020, la spedizione Mosaic ha documentato una perdita record di ozono nella stratosfera artica. Secondo l’analisi dei dati meteorologici e le simulazioni fatte, l’esaurimento dell’ozono nell’area del cosiddetto ‘vortice polare artico’, quella di bassa pressione quasi permanente a 15-20 chilometri di altezza dai ghiacciai del Nord, potrebbe intensificarsi entro la fine del secolo. Quali conseguenze può avere un effetto che sembra così distante? Secondo gli studiosi potrebbe esserci una maggiore esposizione alle radiazioni Uv in Europa, Nord America e Asia. Per i ricercatori potrebbe così tramontare l’idea che la perdita di ozono dovrebbe fermarsi in pochi decenni grazie alla messa al bando, ormai 11 anni fa, di Cfc e freon.