L'analisi di Affronte: perchè ci riguarda se brucia l'Amazzonia

Tutti abbiamo visto in tv, o letto, più o meno distrattamente, degli incendi che stanno devastando la foresta amazzonica. Una notizia che spesso si mescola nel solito calderone di cronache e fatti nazionali, in questi giorni in particolare diluita dentro ore di dibattito spese a parlare di una schizofrenica crisi di governo.
L’Amazzonia è all’altro capo del mondo, e noi abbiamo già i nostri problemi, giusto? Perché la foresta amazzonica in fiamme, tutto sommato, dovrebbe riguardarci? Per tanti motivi. Alcuni si possono spiegare, altri meno. Altri se non li “senti” già di tuo, difficilmente qualcuno potrà spingerti a farlo. Tante persone si sono rattristate fino alle lacrime per l’incendio alla cattedrale di Notre Dame.

Perché? Perché è un bene bellissimo e maestoso, un bene di tutti, una ricchezza dell’umanità, senza la quale saremmo tutti più poveri. Beh questo vale all’ennesima potenza per la foresta amazzonica. Intanto perché è enormemente più grande, e poi perché ci ha messo millenni a formarsi. E senza la mano dell’uomo. Migliaia e migliaia di anni di “lavoro” della natura che vanno in fumo in pochi giorni. Dovremmo piangere solo per il valore in sé di quello che stiamo perdendo. La foresta amazzonica si estende su una superficie di 6,7 milioni di km² ed è la foresta pluviale più grande rimasta sulla Terra. Contiene, da sola, la più grande riserva di biodiversità del pianeta. I numeri sono impressionanti ma un elenco di dati renderebbe tutto troppo freddo e sterile. Basti dire che si stima che un quinto delle specie di uccelli di tutta la Terra viva là dentro. E oltre 60.000 specie diverse di piante. Come si fa a non gridare di dolore solo per quello che stiamo perdendo? Come si fa a non mobilitarci tutti per fermare subito lo scempio? Scempio, tra l’altro, perpetrato intenzionalmente. Molti incendi sono dolosi e servono a eliminare parti di foresta per creare pascoli dove allevare animali per, ovviamente, sfamare l’uomo (e lucrare denaro).
Non vi basta? Non vi interessa nulla della biodiversità, della natura e del paesaggio come valore in sé? Allora scandalizzatevi per voi stessi. Circa un quinto dell’ossigeno che respiriamo viene prodotto dalle foreste. Un quinto di quel gas vitale che ogni 4 secondi dobbiamo inspirare dentro i nostri polmoni a costo della vita. E non è tutto. Noi abbiamo anche un grosso problema con l’anidride carbonica. Siamo i primi esseri umani della storia dell’uomo che vivono in un’atmosfera che ha più di 400 parti per milione di CO2 in atmosfera. Non era mai successo prima. E questo causa il riscaldamento globale con le nefande conseguenze che stiamo già sperimentando tutti i giorni. Ondate di calore, siccità, alluvioni, desertificazioni, tempeste, uragani, eccetera. Noi abbiamo bisogno di tenere l’anidride carbonica fuori dall’atmosfera. Bene, dentro la foresta pluviale amazzonica sono immagazzinate da 90 a 140 miliardi di tonnellate di CO2. Che, bruciandola, si liberano in atmosfera. E peggiorano enormemente la situazione, e la nostra vita di tutti i giorni.
Gli incendi in Amazzonia riguardano tutti noi, anche se noi ce ne freghiamo. Le conseguenze le pagheremo tutti, le stiamo già pagando. Lo stupro della foresta pluviale è figlio di un modello di società, quella capitalistica, che abbiamo costruito e che è, in fondo, completamente idiota, perché consuma riserve naturali che ci servono PER VIVERE, senza preoccuparsi di come potremo VIVERE quando non ci saranno più. Dovremmo avere una paura fottuta. Dovremmo gridare di sgomento per una ricchezza naturale che ci ha messo millenni a formarsi e che scompare per sempre in pochi minuti dentro un fuoco acceso dalla specie meno sostenibile del pianeta. Chissà perché, dubito che lo faremo, anche stavolta.
(*) Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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