L’ambiente e il verde della Romagna. Ecco i “Racconti del Giardino”

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Sono le storie di un piccolo mondo antico, per dirla alla Fogazzaro, di una Regione fatta d’ambiente, tradizioni, culture. C’è tanta, tanta Romagna nei “Racconti del giardino. Scritti nel verde dell’Emilia-Romagna”, una iniziativa promossa dalla stessa Regione in occasione della settima edizione di “Vivi il Verde” e che ora è stato dato alle stampe. Si tratta di una iniziativa che, come si legge nella sua presentazione, prende le mosse dal titolo di un celebre romanzo di Marguerite Yourcenar, Scritto in un giardino, per lanciare un invito a scrivere un breve racconto in grado di coinvolgere e, indirettamente, far partecipare a una attività creativa basata sulla letteratura, parchi o aree verdi della Regione Emilia-Romagna. Più di ottanta sono stati i partecipanti. Una commissione, composta da Fabio Falleni, Vittorio Ferorelli, Rosella Ghedini e Carlo Tovoli, del Servizio patrimonio culturale della Regione, ha selezionato 35 mini-racconti. Molti dei quali, appunto, raccontano di pezzi fantastici di Romagna. C’è, per esempio, quello nato nel giardino pubblico del percorso sensoriale della Casa di riposo “Davide Drudi” di Meldola e scritto da Eva Flamigni. «Nel giardino che ho in mente e che vedo dalla finestra del quarto piano c’è una piazza contornata di panchine rosse che guardano alla cascatella d’acqua che pare lì per giocare a spruzzarsi, ci sono gli alberi da frutto di quelli di una volta che fanno le mandorle, le nespole e le mele cotogne», scrive.

Poi c’è chi osserva la natura, la comunità, da altri punti di vista. Come il “Grande Romagna Party” di Simona Palo, orgogliosa di scrivere di Walter, che con le mani in tasca pensava, «Guerda che bella, la mi Furlè». O il ritorno in arboreto di Valeria Cicala, che racconta della voglia di rivedere la sua perla verde, Riccione e descrive l’Arboreto Cicchetti. «Diana guarda amorevolmente i pini domestici e quelli marittimi, i lecci, gli abeti, gli aceri e pensa al bellissimo progetto che potrebbe salvaguardare questo straordinario patrimonio e regalare conoscenza e una dimensione ludica alla comunità. Un luogo dove l’aggettivo ‘naturale’. ritroverebbe tutta la sua polifonia». Racconta di un mondo scomparso, di una residenza di campagna romagnola, Simona Palo con la sua “La vendita dell’amaranto”. E Simone Cantagalli, con “Dalla caverna all’Arcadia”, descrive gli ambienti della Vena del gesso. «Vidi la roverella e le sue fronde mi insegnarono che alla forza si accompagna la gentilezza. Vidi il ginepro, battuto dal vento, affrontare le radici nella roccia nuda e mi ricordò la tenacia. Vidi la gialla finestra dei tintori e mi trasmise il senso della libertà. Vidi il fico, il castagno, il carpino e alla loro ombra riscoprì l’accoglienza. Quel giorno guarì», scrive.

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