La violenza domestica problema di salute pubblica

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Un corso di formazione a distanza che aiuti tutti i medici italiani a riconoscere i segni della violenza domestica. È questo uno dei progetti emersi nel corso dell'incontro tra la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, l'Ordine dei Medici di Foggia e l'organizzazione di volontariato Vìola Dauna, volta a formare, sensibilizzare ed informare sanitari e laici sul tema della violenza domestica e maltrattamento sui minori. Sarà istituita anche una Commissione dedicata a queste tematiche. La riunione, che si è tenuta presso la sede della Fnomceo a Roma.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza interpersonale come un problema di salute pubblica che può essere identificato e trattato precocemente, al fine di ridurne e minimizzare le complicazioni e la gravità delle ricadute sulla salute dei cittadini, evitando anche il ricorso ad inutili e costosi accertamenti diagnostici e visite specialistiche. La violenza rappresenta un determinante sociale della salute fisica e mentale della donna e dei minori, a fronte del quale i sistemi sanitari hanno risposto finora con lentezza. A livello mondiale si stima che la violenza domestica sia causa di morte o di disabilità grave tanto quanto il cancro e sia una causa di cattiva salute (per le conseguenze fisiche e psicologiche) più importante dei postumi degli incidenti stradali e della malaria combinati insieme.

Secondo un questionario somministrato in forma anonima dai medici aderenti all'organizzazione Vìola Dauna ai loro pazienti, il 18,7 delle donne ha subito violenza psicologica, fisica, economica o sessuale. Nell'80 per cento dei casi, a perpetrarla è stata una persona vicina alla vittima: un partner, un ex partner, un familiare. Il 49% ha assistito a un episodio di violenza domestica. Per il 74% degli uomini, invece, un fattore predisponente è "essere violento per natura". Il 13,5% ritiene che le donne "a volte meritano di subire violenza", soprattutto se vestono in modo provocante o "pensano di poter decidere da sole" o dicono no a una richiesta del maltrattante. Da qui l'idea di uno strumento elettronico, una piattaforma che aiuti il medico a individuare i sintomi della violenza, messa a punto dall'Organizzazione e fornita in dotazione ai medici aderenti. «È importante che i medici - spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - soprattutto quelli che per primi vengono a contatto con la vittima, Medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta, Medici di Continuità Assistenziale, Medici del Servizio di Emergenza-Urgenza Territoriale 118 ma anche del Pronto soccorso e in generale tutti i colleghi, siano opportunamente formati per riconoscere i segni della violenza e per offrire un supporto concreto. Abbiamo apprezzato molto l'impegno dei colleghi dell'associazione Vìola Dauna che hanno elaborato uno strumento elettronico che permette di individuare le situazioni più a rischio, che potrebbe essere esteso a tutti i medici. Istituiremo quindi una commissione dedicata a questa tematica che ci tocca molto da vicino e che risponde al dovere deontologico di tutelare in maniera particolare i pazienti fragili. Previsto anche un progetto formativo aperto a tutti i medici italiani».

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