La vigna “organismo agricolo” e l’idea di vino del Podere Vecciano

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La consapevolezza di poter fare buon vino e contribuire a rilanciare così l’enologia riminese nel suo complesso. Davide Bigucci fa il vignaiolo sulle colline riminesi, in realtà non troppo alte, in quel di Coriano. È simpatico e coinvolgente, gli riesce naturale sorridere quando parla del suo lavoro e adora la sua terra, non lo può proprio nascondere. La storia della sua cantina Podere Vecciano, 20 ettari a vigneto e una produzione di circa 100mila bottiglie con certificazione biologica da anni e un’aspirazione biodinamica, è la storia di una famiglia che parte con Enio Bigucci oltre trent’anni fa e che ora il figlio Davide porta avanti, coltivando anche una clientela affezionata che qui viene volentieri anche a ritirare, come da tradizione, vino sfuso.

Vigna “organismo agricolo”

Rispetto dei terreni è la parola d’ordine di Davide che quando parla di una vigna la intende come un “organismo agricolo”. «Per questo ho seminato in tutti i terreni mantenuti liberi intorno le essenze utili al sovescio per i filari, quello sarà il loro nutrimento –spiega –, per questo abbiamo messo gli alveari in vigna perché ci aiutano a controllare naturalmente lo stato di salute delle piante e anche dei chicchi che, se crepano, vengono naturalmente cauterizzati dalle api che suggono lo zucchero». Massimo rispetto anche per ... i lombrichi e la funzione che svolgono per mantenere naturalmente “digerito” il terreno da cui la vite trae il suo nutrimento.

Autoctoni e anfore

Vitigni autoctoni in testa, come il Pagadebit che qui dà fragranze più intense, il Famoso e ampi spazi ovviamente alla Rebola, che per Davide Bigucci è una specie di pallino da molto tempo, non a caso Podere Vecciano oggi è in prima linea anche nel nuovo Progetto Rebola che unisce una quindicina di produttori riminesi di questo bianco che nasce fra mare e collina. «La vicinanza del mare, il sale, sono gli elementi che sopperiscono alla mancanza di acidità, in generale, di questi nostri terreni – spiega Bigucci –. Il sale che arriva con ogni burrasca dal mare dà forza e spessore e aiuta a concentrare l’aromaticità di queste uve». Qui la Rebola finisce anche in anfora georgiana, un vino “che si fa da sè”, che porta all’origine delle tecniche di vinificazione e del gusto. Le uve raccolte tardivamente, vengono diraspate e pigiate in maniera soffice, poi per diversi mesi sostano all’interno di grandi anfore in terracotta, provenienti dalla Georgia. Macerando così, il frutto si esalta. Ne nascono 1500 bottiglie di “Amphora”.

Capitolo rossi

Non vengono comunque prodotti solo vini bianchi. E anzi il capitolo rossi a Podere Vecciano merita un capitolo. In particolare il sangiovese superiore Vigna al Monte, prodotto con le uve di 2,5 ettari collocati più in alto e col tempo, dal 1997 in poi, le bottiglie hanno rivelato un carattere piuttosto definito. «Stiamo confrontando le annate storiche e valutando come questo nostro piccolo cru, volendo esagerare un po’ – sorride Bigucci – possa effettivamente essere contraddistinto da un filo logico che a quel punto potremo raccontare». Il Sangiovese è materia prima, da un paio d’anni, anche di un piacevolissomo ed estivo metodo classico rosé, il Ramante che sa di rose, ciliegie e anche un po’ di cocomero, «una bolla contadina» come ama definirla chi la produce. Voce a parte per un altro rosso, l’ “internazionale” Terravolta, uvaggio di cabernet e merlot negli anni sempre fra i più riusciti in Romagna.

Vigna e trekking

Dunque al Podere Vecciano si assaggia vino e si fanno spesso anche incontri con piccoli produttori del territorio che Davide invita volentieri a casa sua, lo faceva almeno prima del Covid e ora vorrebbe tornare a farlo. Ma da adesso si fa anche trekking, intorno alle vigne ovviamente. Il progetto si chiama “Vitetica”. «Accogliamo per una breve sosta, i camperisti che passano di qua, i cicloturisti sono ovviamente i benvenuti. Semplicemente abbiamo unito e contraddistinto con una apposita segnaletica il percorso ad anello che cinge i nostri vigneti e anche quelli dei nostri vicini, l’azienda agricola Terre di fiume. Un percorso che in parte coincide con il torrente Marano, che collega il mare a San Marino. Ci sono in questo percorso due punti ristoro, un laghetto da pesca, noi nelle nostre vigne abbiamo aggiunto i pannelli informativi sulla “vigna organismo agricolo”. Ovviamente accogliamo chi voglia assaggiare i nostri vini direttamente in cantina».

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