La tragedia di Senna che cambiò la Formula 1

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I tre giorni più drammatici della storia della Formula 1. Il Gran Premio di Imola è e sarà sempre inevitabilmente segnato dall’edizione del 1994. Un week-end maledetto, quello dal 29 aprile al 1° maggio di quell’anno, caratterizzato da una serie di gravi incidenti, due dei quali mortali, e che cambiò profondamente l’automobilismo e l’intero mondo dei motori.

I primi incidenti

Sebbene sia ricordato per gli incidenti in qualifica e in gara, il fine settimana non partì col piede giusto fin dal venerdì mattina. Durante le prime libere, infatti, Rubens Barrichello fu vittima della rottura di una sospensione della sua Jordan e decollò oltre il cordolo a bordo pista. La vettura si schiantò contro le reti di protezione per poi cappottarsi più volte nella via di fuga. Il pilota perse i sensi e fu rianimato dai medici, che lo portarono in ospedale, ma “se la cavò” con alcune fratture, qualche ferita e una leggera amnesia. Non partecipò alle sessioni successive, ma tornò nel paddock già il giorno dopo. Il primo incidente fatale avvenne il sabato pomeriggio, durante le qualifiche. La Simtek dell’austriaco Roland Ratzenberger subì un cedimento all’ala anteriore dopo il Tamburello e diventò inguidabile alla fine del rettilineo seguente: il pilota non poté nulla e impattò contro il muro alla curva Villeneuve a più di 300 km/h. La macchina proseguì in testacoda fino alla Tosa, dove giunsero i sanitari, ma non ci fu nulla da fare: il grave trauma cranico dovuto all’impatto e all’improvvisa decelerazione non lasciò scampo a Ratzenberger. Dopo le qualifiche Ayrton Senna, fra l’altro in pole position davanti a un emergente Michael Schumacher, pretese di farsi portare sul luogo dell’incidente per analizzare lo stato della pista.

La tragedia di Senna

Nessuno avrebbe potuto immaginare una domenica altrettanto tragica. Anche in questo caso le disgrazie cominciarono fin da inizio gara: alla partenza la Benetton di Lehto ebbe un problema e restò ferma. Tutti i piloti alle sue spalle riuscirono ad evitarla, tranne Lamy, che la vide all’ultimo e non poté evitare un impatto violento. I piloti non ebbero conseguenze, ma molti detriti delle due auto volarono verso le tribune, ferendo gravemente nove spettatori. Per ripulire la pista fu introdotta la Safety Car, dopodichè la gara riprese con Senna al comando. Al 7° giro il pilota brasiliano perse improvvisamente il controllo della sua Williams al Tamburello, a causa di una rottura allo sterzo (modificato prima della gara). Senna non poté curvare e impattò frontalmente contro le barriere a 210 km/h. Fatale al pilota fu la rottura della sospensione anteriore, che si staccò e lo colpì alla testa. Una scheggia penetrò inoltre dentro il casco, causandogli un trauma cranico e una grave emorragia. I medici estrassero subito Senna dall’abitacolo, e per la prima e unica volta nella storia della Formula 1 l’elicottero di soccorso fu fatto atterrare in pista. Ayrton fu trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna, ma le condizioni si rivelarono troppo gravi e il pilota morì poche ore dopo. Il gran premio riprese comunque, e a pochi giri dalla fine si verificò l’ultimo brutto incidente, stavolta in pit-lane: i meccanici della Minardi non fissarono bene una gomma sulla vettura di Alboreto, che appena ripartito la perse. La ruota schizzò rapidamente verso i meccanici delle altre squadre, ferendone cinque e causando l’intervento di ambulanze nella corsia box. Poco dopo la gara fu vinta da Schumacher davanti a Larini e Hakkinen, ma consapevoli degli avvenimenti, sul podio i tre non festeggiarono con il tradizionale champagne. Dal 1997, in memoria del campione scomparso, è presente dietro alla curva del Tamburello una statua di bronzo di Senna, proprio a pochi metri da dove il pilota perse la vita.

Nuove regole e più sicurezza

I drammatici episodi del 1994 convinsero la federazione ad attuare alcuni cambi regolamentari, favorendo la sicurezza delle vetture e dei tracciati. Le prestazioni delle macchine vennero ridimensionate, e in molti circuiti vennero modificati punti ritenuti pericolosi, spesso tramite l’introduzione di chicane. A cambiare layout fu in primis il circuito del Santerno, che dal 1995 applicò due varianti al posto delle vecchie curve Tamburello e Villeneuve e modificò anche le Acque Minerali e la Variante Bassa. Da allora il tracciato romagnolo è senz’altro meno veloce e forse un po’ meno spettacolare, ma molto più sicuro. Quel fine settimana imolese resta uno degli eventi più neri nella storia dello sport, ma è almeno servito come spartiacque: da lì in avanti l’attenzione all’incolumità dei piloti è stata sempre più in primo piano. Per oltre 20 anni non si registrarono nuovi incidenti mortali in F1, fino a quello di Jules Bianchi nel GP del Giappone 2014. Pur restando uno sport pericoloso, con la recentissima introduzione dell’Halo e di caschi e abitacoli super resistenti la Formula 1 spera di scongiurare una volta per tutte nuovi episodi del genere.

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