La Sprint Race? Serve solo alle tv, mentre i piloti sono inavvicinabili per i tifosi al paddock

Arriva la Sprint Race, novità utile per aumentare gli ascolti televisivi, spacciata per iniziativa che attira pubblico nei circuiti. Nel sabato del Gp d’Austria la Federazione internazionale di motociclismo, la Dorna che organizza la MotoGp e l’Irta che associa i team che partecipano a queste competizioni, hanno illustrato la novità per il 2023: un Gp al sabato su distanza dimezzata.
Per semplificare una imitazione della Superpole Race della Superbike, con la stessa attribuzione di punteggio dai 12 punti per il vincitore al punticino per il nono. Fabio Quartararo ha bocciato la novità, dicendo che il carico di Gp è già elevato e che in alcuni tracciati, come Mugello e Assen, si arriva distrutti a domenica sera.
Enea Bastianini in un primo momento è stato entusiasta e positivo, poi ha ragionato sul fatto che lui la differenza con gli avversari, la fa soprattutto nella seconda parte di gara.
Come potrà cambiare l’esito di un mondiale questa novità? Difficile prevederlo. Certo chi subisce un infortunio e salta un fine settimana vede aumentare il proprio svantaggio, ma i 12 punti aggiuntivi non dovrebbero premiare piloti regolari rispetto a piloti veloci, ma incostanti. Il primo sarà sempre il più forte. Le novità spaventano sempre e prima di giudicare bisogna provarle. Quanto allo scopo di attirare più gente in circuito, non pare davvero la strada giusta. Già ora i dati di affluenza del sabato sono buoni e in linea con quanto avviene alla domenica. Per capire cosa allontana la gente dal vivere dal vivo le gare, non serve una scala. Viviamo in una società in cui la vita si svolge sempre più davanti a un teleschermo, Sky offre la possibilità di seguire un Gp in modo completo e approfondito con una qualità altissima, se si va sul tracciato si è spesso confinati nella zona per cui si è acquistato un biglietto “a caro prezzo” e non si vedono paddock e propri beniamini.
I mega-schermi sparsi davanti alle tribune aiutano poco. Per capire cosa allontana gli spettatori dal circuito basta guardare gli annunci, su Facebook, dei vari marchi, Aprilia, Yamaha e Ducati, che offrono tribune particolari ai propri tifosi, con pacchetti comprensivi anche di gadget. Le lamentele sono sempre indirizzate a un solo argomento: il prezzo elevato. Se si aggiunge poi che in MotoGp, arrivare a incontrare un pilota dal vivo o fare un giro nel paddock, è un miraggio, il quadro delle ragioni della disaffezione degli appassionati è presto fatto.
La Sprint Race, aumentando il carico di lavoro e le tensioni su team e piloti, renderanno il paddock sempre più chiuso, facendo dell’esperienza dal vivo un qualcosa di inferiore a ciò che offre il teleschermo. Si va in pista per vedere i propri beniamini mentre lottano, incrociarli nel paddock mentre parlano con i loro tecnici vedendo le loro meravigliose moto a pochi metri di distanza, acquistare un gadget o ricevere qualche adesivo omaggio e tornare a casa con un autografo e l’emozione di aver fatto parte di un grande evento. Per avere più gente in circuito basterebbe aprire il paddock per un paio d’ore la sera, istituire sessioni autografi e calmierare un po’ i prezzi di cappellini e magliette, per raggiungere l’obiettivo. La Sprint Race ci regalerà un altro grande spettacolo televisivo, anche se più breve e il rischio di un numero più alto di infortuni e colpi di scena. Piacerà tanto agli sponsor. Il pubblico, invece, resterà sempre più a casa propria, sul suo comodo divano, senza potersi però godere l’emozione elettrica dell’atmosfera del paddock e del circuito.

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