La sottile arte della longevità: questa è l’essenza dei nostri vini
Il modello cooperativo è intrecciato con la storia dell’Alto Adige quasi quanto lo è con la Romagna. Da oltre cento anni, in questa terra che traccia una parte dei confini più a Nord del Paese, contadini e produttori si mettono insieme per dare vita a un progetto comune. «L’unione fa la forza» dice il vecchio adagio e qui, nella provincia di Bolzano terra di grandi vini bianchi, non solo ci credono fermamente, ma hanno dimostrato nel tempo che può funzionare davvero. Quello di “Cantina Terlano”, in particolare, è un libro dei ricordi che inizia quasi 130 anni fa, nel 1893. «È allora – mi racconta Rudi Kofler, enologo dell’azienda – che i primi 24 soci conferitori decidono di unirsi, costituendo a tutti gli effetti la prima cooperativa dell’Alto Adige». Una scelta per così dire naturale, ma per l’epoca fuori dagli schemi, «perché i produttori di uve conferivano il prodotto a realtà private», senza quindi creare una filiera di qualità che puntasse a parlare di territorio attraverso una bottiglia di vino.
«Ecco allora che Cantina Terlano – procede Kofler – nasce e cresce fin da subito con l’idea ben precisa di valorizzare le vigne e il terroir altoatesino, prendendo in mano la situazione per uscire tra l’altro da un periodo di gravi difficoltà economiche. E non è quindi un caso se nel nostro archivio enologico abbiamo oltre 100mila bottiglie, alcune vecchie di oltre 70 anni e altre, rarissime, persino degli anni ’20». Camminare su e giù per la cantina della cooperativa, vuol dire immergersi ad ogni passo sempre più giù nella storia di un’azienda che ha fatto della longevità un grande marchio di fabbrica.
Il valore del tempo
«Dobbiamo renderci conto che ci troviamo in una delle realtà maggiormente vocate per la produzione dei vini bianchi italiani. Ma soprattutto – mi spiega sempre l’enologo – camminiamo sopra terreni dall’elevatissimo contenuto di minerali. Questo dona tre elementi fondamentali per i vini di Terlano: carattere, complessità e soprattutto longevità». Ancora una volta il tempo, una parola di cui spesso si abusa, ma di cui si ignora la reale profondità e la forza espressiva che garantisce a un vino se curato con attenzione e dedizione.«Fare vini che possano vincere la sfida del tempo – dice Rudi – è per noi una vera e propria tradizione». Una tradizione che risale al 1900, «poiché a quel tempo l’Alto Adige rappresentava una miniera d’oro di vini, in particolare per la monarchia austriaca. Già allora la preparazione era orientata sul seguire il ritmo naturale dei vini, che restavano in fermentazione molto a lungo per proteggerli dall’ossigeno».
Con l’arrivo in azienda di Sebastian Stocker – capo cantiniera dal 1955 al 1993 – questo metodo fatto di lunghe fermentazioni e lavorazioni sui lieviti viene ulteriormente affinato. «Anzi direi migliorato – corregge Kofler –, a tal punto da venire tramandato ancora oggi dentro Terlano col nome “metodo Stocker», alla base della linea “Rarity” della cantina: vini che affinano sui lieviti anche per decenni.