La serenata dei rapper per Riccione

Editoriali

Il nonno, che era un saggio, ripeteva sempre: “A ognuno il suo mestiere”. Tralascio la seconda parte della massima per evitare una sicura querela. Era un inno contro la tuttologia e chi la pratica, ovvero esperti dell’universo mondo che dispensano il loro sapere spaziando “dall’ago all’areo”, altra perla non della Riviera ma dello stesso avo.
Dall’inizio dell’estate, con puntualità svizzera, ogni settimana un rapper o un artista si scaglia contro Riccione descritta come la nuova Marsiglia, una città in mano alle bande di criminali.
Impossibile, secondo costoro, girare in libertà di sera con un Rolex al polso in viale Ceccarini o dintorni senza essere rapinati.
Il problema della sicurezza è serio e va affrontato da competenti. Chi ha mal di denti, si spera, si rivolge a un medico specialista e non a una cartomante.
Chi deve costruire una casa chiama un geometra o un architetto, non un influencer.
Da quando l’ordine pubblico è diventato terreno fertile per cantanti e strimpellatori?
A che titolo predicano? Hanno forse esperienze nell’organizzazione di grandi eventi, hanno prestato servizio nelle forze dell’ordine o nella Protezione civile? No, però si sono esibiti al Festival di Sanremo (che non è un’accademia militare) hanno migliaia di follower sui social e i loro video spopolano su YouTube.
TikTok ormai detta legge.

I ladri in estate hanno fatto danni, ma negli stessi mesi la popolazione sulla costa è triplicata come in ogni località di villeggiatura. Soprattutto brava gente, ma anche qualche mariuolo in trasferta. Per rendere un servizio utile alla società i rapper potrebbero organizzare ronde di volontari per presidiare il centro di Riccione. Armati non di pistole ma di mandolini, per intonare canzoni popolari e serenate.
Vero terrore delle baby gang.

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