La dignità di chi, pur avendo perso tutto o quasi dopo anni di sacrifici, si mette in moto per ripulire immobili e attività flagellati dalla potenza della natura: è la luce che brilla nel fango sparso ovunque, melma che si è mangiata ogni cosa ma che non è ancora stata in grado, non lo sarà mai, di fare arrendere la comunità del Borgo intorno alla quale si stringe l’intera città e l’Italia. Indossare gli stivali e camminare, per la prima volta dopo due giorni e mezzo, lungo le vie della zona rossa è l’ennesima esperienza allucinata di questa settimana. I residenti, prima di svuotare le case, fanno le foto a quello che c’era ed è stato sommerso, portano fuori tonnellate di oggetti, divani, elettrodomestici, ricordi di una vita, poi scattano di nuovo una foto: servirà a quantificare i danni per chiedere i risarcimenti dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
La scuola di musica
Fa così anche Mattia Lucatini, il direttore didattico della scuola di musica Artistation: l’immobile che ospita le attività dell’associazione, 500 iscritti ai corsi ogni anno, era stato acquistato da lui a inizio aprile, dopo dieci anni di musica, concerti, lezioni. Ieri, però, in via Silvio Pellico c’era solo il rumore delle idrovore e dei macchinari: chitarre, pianoforti, tastiere, attrezzature sono ora inutilizzabili, se non del tutto distrutti, come l’interno della scuola, con il palco per prove e esibizioni che è stato spostato di 15 metri dall’acqua. «Avevo provato a salvare qualcosa portandolo in una sala al piano sopraelevato, ma l’acqua è arrivata anche qui, a metà parete» racconta Lucatini, indicando il segno lasciato sul muro. «Le uniche cose che restano utilizzabili sono due batterie e qualche microfono che si trovavano sul palco. C’erano tre stanze, ora è una sola, e anche l’insonorizzazione fatta per non disturbare i vicini è andata: forse converrà buttare giù tutto con una ruspa e ricostruire da zero». La situazione di Artistation, una realtà inserita e apprezzata da tempo nel tessuto sociale faentino, è molto seria: anche per questo è stata avviata subito una campagna per raccogliere fondi sulla piattaforma online Gofundme: l’obiettivo è raggiungere i 90mila euro e ieri sera si era già vicini ai 20mila.
La gloriosa Palestra Lucchesi
Un’altra immagine sconvolgente arriva proseguendo su via Cimatti: la gloriosa Palestra Lucchesi, sede della società di lotta Club Atletico Faenza, è devastata. A terra, infangati, ci sono i trofei che hanno dato lustro a un secolo di storia sportiva faentina: qui sono cresciuti campioni olimpici del calibro di Vincenzo Maenza e Andrea Minguzzi e grandi lottatori come Daigoro Timoncini e Enrica Rinaldi. Irriconoscibile anche il fabbricato della palestra. I trofei saranno ripuliti, ma le condizioni dell’intero immobile, rimasto sommerso a metà per circa 48 ore, sono davvero critiche e le prospettive di ripristino rimangono un’incognita. Anche per la Lucchesi, però, non manca la solidarietà: associazioni e società sportive di tutta Italia hanno già contattato i vertici del Club dicendosi disponibili a fornire un sostegno.