La scelta di Gardini: Venturini Baldini in terra emiliana

Quella di Venturini Baldini è una bellissima storia d’amore. L’amore per Julia Prestia nei confronti delle terre emiliane di Quattro Castella, sboccato all’improvviso e poi radicatosi in lei come progetto di valorizzazione di questi luoghi e dei suoi vini. Poi l’amore intenso per le cose di natura, che si esplica in quel ferreo regime di agricoltura biologica che per Venturini Baldini è un vero e proprio credo, al punto che è stata la prima azienda emiliana ad essere stata certificata. E poi, soprattutto, c’è l’amore tra Julia e Giuseppe Prestia. Lui siciliano, lei austriaca, che a Reggio Emilia si sono trovati a metà strada per prendersi mano nella mano e raccogliere la sfida di rilanciare lo storico marchio fondato nel 1976 da Carlo Venturini e Beatrice Baldini, di cui porta ancora oggi i nomi. Una sfida iniziata nel 2015, con l’acquisizione della tenuta e l’avvio di un complesso lavoro sull’intera struttura, con l’obiettivo di una sempre maggiore valorizzazione del territorio e del suo vino più rinomato: il Lambrusco. «Il fil rouge del nostro progetto è l’eccellenza – racconta Julia Prestia, anima e mente del nuovo corso di Venturini Baldini –. Lavoriamo affinché ogni dettaglio rispecchi questo obiettivo: siamo tra le prime cantine della nostra regione ad aver ottenuto la certificazione bio, i nostri vigneti sono immersi in un parco dal ricco patrimonio storico e naturalistico che confina senza soluzione di continuità con il Parco di Roncolo. E, non ultimo, i nostri vini ottengono riconoscimenti a livello internazionale».

Tutela

Le bottiglie prodotte sono però solo il risultato di un processo che parte da un pensiero, quello di tutelare ed esprimere al massimo un territorio. Per farlo Julia ha voluto al suo fianco alcuni tra i più grandi esperti del mondo. Prima Carlo Ferrini e oggi niente meno che l’enologo Riccardo Cotarella. «Essere viticoltori – Julia ci tiene sempre a ricordarlo – è una grande responsabilità, verso la terra e verso l’uomo». È così che si crea quel legame invisibile tra un produttore e la sua tenuta, dando vita a un percorso di qualità. A cui si unisce un importante concetto di salvaguardia, perché «un sentimento etico di sostenibilità – assicura Julia – è oggi ancora più importante, in quanto una viticoltura biologica consente alla cantina di essere preparata per le condizioni meteorologiche sempre più estreme». E poi, non bisogna dimenticarlo, sono proprio i luoghi a fare la differenza e Quattro Castella è un posto unico nel suo genere. Una terra per certi versi ancora incontaminata, e per questo vera e sincera. Situato alle propaggini dell’Appennino reggiano, a 17 km a sud-ovest da Reggio Emilia, il comune castellese è compreso tra le prime colline appenniniche e l’alta pianura, abbracciando una fascia della provincia che va dalla val d’Enza a ovest a alla valle del Crostolo. È qui che Venturini Baldini ha i suoi centotrenta ettari, di cui 32 vitati, dolcemente adagiati su una zona collinare con un’altezza tra i 300 e i 400 metri sopra il livello del mare, dove la terra mischia elegantemente argilla e sabbia. Da questi terreni oggi la cantina produce una decina di etichette divise in quattro gruppi: spumanti metodo classico, spumanti charmant, vini frizzanti e vitigni monovarietali storici.

Il progetto T.E.R.S.

La forza di un’azienda si vede anche dalla sua capacità di sapersi innovare senza perdere mai di vista la tradizione, ma anzi esaltandola in modi sempre differenti e riscoprendo profumi e sapori a volte dimenticati sotto strati e strati di polvere. T.E.R.S è un progetto che ve proprio in questa direzione, puntando alla valorizzazione dei vitigni simbolo del territorio attraverso tre referenze: il T.E.R.S. Ancestrale, il T.E.R.S. Spergola e il T.E.R.S. Malbo Gentile. «I vini di questa linea – spiega Julia Prestia – sono interpreti alti del nostro territorio tramite la scelta di tre vitigni autoctoni e storici della nostra terra e la scelta di tre metodi di vinificazioni innovativi per l’affinamento di queste uve. Così vogliamo portare all’attenzione le mille sfaccettature dell’Emilia e celebrarne il grande patrimonio».

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