La scelta di Gardini: l'anima dei vini San Leonardo

«Siamo determinati a creare vini ben caratterizzati, che siano diretta espressione del territorio e comunichino il nostro spirito e personalità, attraverso l’estrema attenzione per ogni particolare, la ricerca tenace della qualità, la meticolosa cura dei vigneti e le pazienti pratiche in cantina». Quando si parla di vino, il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga e il marchese Anselmo, rispettivamente padre e figlio, non sono disposti a scendere a compromessi. Qualità e rispetto sono le due parole che, come fossero impulsi elettrici, fanno battere il cuore della loro azienda San Leonardo, incastonata nella splendida cornice della Vallagarina, il luogo dove oggi nascono e dimorano alcuni dei vini più emblematici delle Dolomiti. La struttura che accoglie l’azienda, più di mille anni fa era un monastero, ma da oltre tre secoli è la residenza dei marchesi Guerrieri Gonzaga che ne sono appassionati custodi e che, nel tempo, l’hanno trasformata in un suggestivo giardino di vigne e rose protetto dalle imponenti montagne trentine che smorzano i freddi venti nordici, mentre il fondovalle accoglie e regala il tepore del lago di Garda. La lunga tradizione familiare dei Guerrieri Gonzaga – un tempo uomini d’arme che portavano il cognome di “Terzi” – riecheggia in ogni angolo di San Leonardo. Una prima riorganizzazione della tenuta avvenne tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Ma è con Carlo che l’azienda comincia a costruire una sua dimensione importante come protagonista nel panorama enologico italiano. Enologo formatosi a Losanna, il marchese deve molto del suo approccio elegante a Mario Incisa della Rocchetta, patron della celebre San Guido in Toscana, che lo introdusse a tutti i segreti del blend bordolese e divenne a tutti gli effetti il suo “padrino enologico”. Una passione e un amore per la vite, quello di Carlo, che oggi riecheggia dentro il figlio Anselmo, amministratore dell’azienda.

La tenuta

Nell’antico borgo di San Leonardo vivono famiglie che da generazioni si tramandano il sapere e l’arte di lavorare la terra. Molte delle persone che partecipano alla creazione dei vini della tenuta sono addirittura nate e cresciute a San Leonardo e contribuiscono a determinarne il carattere e l’identità. «La superficie della tenuta ricopre in tutto 300 ettari – spiegano i Guerrieri Gonzaga –. Su terreni ricchi di ciottoli, che furono il letto di una diramazione dell’Adige, sono state piantate le vigne del Merlot, mentre è prevalentemente un suolo sabbioso quello che accoglie il Cabernet Sauvignon e le antiche vigne di Carmenère, vera essenza della tenuta. Tutti terreni a bassa fertilità e ben drenati da cui nascono uve che una volta divenute vino garantiscono una quantità di antociani davvero inusuale, non solo per il Trentino». Nel 2015, inoltre, San Leonardo ha iniziato il percorso di conversione all’agricoltura biologica, che si è concluso con successo alla fine del 2018 ottenendo la certificazione, a dimostrazione del grande impegno nel preservare il territorio.

Vinificazione

Incastonata nella Valle dell’Adige, tra le pendici del Monte Baldo e i Monti Lessini, la tenuta gode di un clima speciale. La neve, nei mesi invernali, ricopre spesso i vigneti proteggendoli dal grande freddo. La forte escursione termica tra giorno e notte, molto sensibile anche nei mesi estivi, non solo dà spessore agli aromi delle uve, ma ne dilata i tempi di maturazione. E durante tutto l’anno l’Ora del Garda soffia impetuosa scaldando ed asciugando le foglie delle viti e preservandole dalle malattie, «è un vero dono della natura». Tutto questo dà spessore e sfumature alle uve che vengono vendemmiate tra la metà di settembre e la fine di ottobre. «È il momento più delicato dell’anno – assicurano – dove le uve vengono assaggiate ed analizzate quotidianamente per coglierne la perfetta maturazione». Il frutto viene quindi raccolto e trasportato direttamente nell’antica cantina, diraspato e immesso nelle vasche esclusivamente in cemento in tempi molto brevi per preservarne la freschezza e i profumi.

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