La rubrica di Affronte: mari in sofferenza per nutrire l'uomo

Siamo 7 miliardi e mezzo di persone, sul pianeta. Eravamo 2,5 miliardi solo 70 anni fa. Ma il pianeta, e le sue risorse, sono rimaste le stesse. Tutte queste persone devono mangiare. E visto che, verosimilmente, saremo quasi 10 miliardi nel 2050, è evidente che come procurarci cibo è uno dei temi più importanti e preoccupanti del nostro immediato futuro.
In tutto questo, un ruolo molto importante, ce l’ha il mare. Che ci fornisce tanti “servizi”, ossigeno, energia, trasporti, turismo, minerali e molto, molto altro, oltre a darci un grosso aiuto per sfamarci. Nel mondo, 2,9 miliardi di persone ottengono il 20% del loro fabbisogno proteico dal pesce.

E infatti, il pesce è il prodotto naturale più commercializzato al mondo. Questo, credo, contribuisca a un’idea erronea o quanto meno superficiale che abbiamo di questa fondamentale risorsa, che ci appare inesauribile. Eppure i numeri sono straordinari. Ogni anno, dai mari del mondo, tiriamo fuori qualcosa come 82 milioni di tonnellate di pesce. Alle quali, purtroppo, vanno aggiunte almeno altre 25-50 milioni di tonnellate pescate illegalmente, e quindi non registrate in nessun mercato ittico. E non lo dico io, ma la FAO, cioè l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione.
Insomma, ogni anno una gigantesca montagna di pesce viene tolta dal mare. E’ troppo, è poco? Dipende. Esistono dei metodi molto complessi (stiamo comunque parlando di una risorsa viva e naturale, che inoltre vive anche nascosta sott’acqua) che consentono di calcolare quanto pesce possiamo pescare, da una certa popolazione di una specie, in una data area, ogni anno, per fare in modo che quelli che restano in mare possano, riproducendosi, rimpolpare la popolazione stessa. Questo valore è il MSY, in italiano il Massimo Rendimento Sostenibile. Se peschiamo più del MSY, il mare diventa più povero e, alla lunga, quella popolazione può crollare. Sapendo tutto questo, come ci comportiamo? Non bene, purtroppo. Al momento, nei mari del mondo, circa il 30% del pesce è pescato oltre il limite della sostenibilità e quasi il 60 % è pescato ai limiti della sostenibilità. Dati davvero allarmanti.
Dunque abbiamo mari in generale in sofferenza per un prelievo di pesce troppo alto, e una popolazione umana in forte crescita che ha e avrà bisogno di ancora più pesce. Tutto ciò preoccupa le istituzioni, almeno le più avvedute, come la Commissione Europea, la quale, infatti, meno di due anni fa ha incaricato un gruppo di scienziati di rispondere a una domanda: “Come si può ottenere più cibo e biomassa dagli oceani in un modo che non privi le generazioni future dei loro benefici?” La risposta è stata pubblicata in un report che si chiama Food from Oceans (Cibo dagli Oceani) e dice che in effetti, possiamo ottenere ancora di più dagli oceani. Attualmente prendiamo, come abbiamo visto, 82 milioni di tonnellate dalla pesca e altri 60 milioni dall’acquacoltura. Beh, secondo quel report si può arrivare a 110 milioni dalla pesca e ben 160 milioni di tonnellate dall’acquacoltura. A me questi numeri spaventano. Lasciamo da parte l’acquacoltura, che comunque ha anch’essa delle importanti conseguenze ambientali, ma come pescare 30 milioni di tonnellate in più, da un mare che abbiamo visto essere sempre più povero? La risposta? Beh, scendendo più in giù nella catena alimentare. Abbiamo fatto scempio dei pesci carnivori (quelli che mangiamo normalmente), abituiamoci a mangiare quello che prima lasciavamo là: pesci erbivori, ma anche alghe, meduse, ecc. Alghe e meduse stanno, peraltro, già apparendo di frequente nelle fiere europee del seafood. Io le ho anche assaggiate, un po’ con quella sensazione di… stare raschiando il fondo del barile.
(*) Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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