La Romagna rimasta senz'aria

Ascoltate i cittadini incontrati per strada, al bar, in fila alle Poste o alla cassa del supermercato. Giampaolo Pansa e Sandra Bonsanti, firme illustri di un giornale che fu, lo ripetevano spesso alle nuove generazioni e la lezione resta sempre valida. Così, zaino in spalla, ho cercato di cogliere gli umori dei romagnoli incontrati in questi giorni. Andando per esclusione, non ne ho sentito uno accalorarsi sulla scissione nel Movimento 5 Stelle. La mossa del ministro degli Esteri Di Maio, che ha rotto con l’ex presidente del Consiglio Conte, non risulta essere in cima ai pensieri di chi è impegnato a combattere gli effetti della crisi economica. Non emozionano nemmeno le fibrillazioni della maggioranza di governo con i continui distinguo di Salvini e del già citato Conte, il cui seguito elettorale sembra inversamente proporzionale alla presenza sui media. Piuttosto, tiene banco il caro energia: si va dal pizzaiolo che ha spento l’aria condizionata («L’ultima bolletta era di 3.800 euro, non me la posso più permettere»), all’azienda di autotrasporti che rischia il fallimento a causa del caro gasolio: «Ormai lavoriamo in perdita».
Storie di imprenditori, dipendenti e pensionati che sentono, ogni giorno che passa, più lontani i palazzi del potere.
L’ex cardinale di Palermo, Pappalardo, avrebbe detto: «Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici!». Se il partito dell’astensione cresce a vista d’occhio una ragione ci sarà.

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