La Romagna delle pievi nel saggio di Paola Novara

Nell’alto Medioevo, parallelamente al processo di cristianizzazione della popolazione rurale promosso dai vescovi, si avviò il processo di creazione del sistema plebano. L’assetto definitivo del sistema si raggiunse soltanto nel pieno Medioevo. E l’evoluzione non fu lineare, sottolinea l’archeologa e storica ravennate Paola Novara ne “La Romagna delle pievi”, edita dal Ponte Vecchio. Una trattazione che offre il piacere di un ampio e dettagliato excurcus storico e documentario come in un percorso virtuale attraverso i secoli con riferimento a oltre 150 pievi dislocate su tutto il territorio romagnolo. Un’indagine che va dalle origini ai cambiamenti riguardanti l’organizzazione della società rurale, all’evoluzione cultuale, alle diverse forme architettoniche degli edifici.

«Plebs – spiega l’autrice – è un vocabolo antico, che risale al mondo romano. Gli autori cristiani, nella tarda antichità, lo usarono per designare la comunità cristiana e, man mano che questa cresceva, il gruppo governato da un singolo vescovo. Poi, lentamente, il termine andò a designare il complesso dei fedeli residenti nel territorio di una circoscrizione, poi la giurisdizione e l’edificio di culto di riferimento dei distretti rurali».

Quali sono le novità più interessanti emerse dagli studi propedeutici a questo volume e suggerite dalla ricerca archeologica e dalle fonti documentarie?

«Delle pievi romagnole si scrive da molto tempo, almeno da un secolo. Nel corso del Novecento gli studi dedicati sia agli edifici, sia alla organizzazione plebana sono stati numerosi. Si devono ricordare quelli di Mario Mazzotti, di Augusto Vasina, di Currado Curradi, solo per citarne alcuni. Grazie alla continua analisi dei documenti e alle indagini archeologiche, il tema si è aggiornato costantemente e questo volume ha inteso fornire una sintesi di questo continuo lavoro di ricerca».

Qual è stata l’importanza che ha assunto a questo proposito dal 2000 la nuova edizione di Benericetti delle antiche carte ravennati?

«Sicuramente il lavoro di Benericetti, che da una ventina di anni si sta dedicando in modo costante e competente all’edizione delle antiche pergamene di Ravenna, ha costituito un passo in avanti per chi studia la storia della Romagna medievale. Si tratta di uno strumento utilissimo perché aiuta gli studiosi ad avvicinarsi ai documenti e soprattutto perché in precedenza si poteva contare solo su un’opera dei primi anni dell’Ottocento nota per i numerosi refusi di stampa e ormai obsoleta».

Basso e Alto Medioevo. Si può parlare anche in Romagna di un’evoluzione o piuttosto di un’involuzione del sistema plebano, e quali cambiamenti comportò sull’intero sistema di controllo, anche urbano, del territorio (pesi, misure, mercati)?

«Il sistema plebano perse di importanza nel tardo Medioevo, perché mutarono le condizioni che ne avevano reso necessaria la nascita e l’affermazione, e fu sostituito dal sistema parrocchiale, che fu riconosciuto dal Concilio di Trento».

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