La Romagna dei luoghi perduti e ritrovati

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“Bassa Romagna ritrovata. 110 luoghi della memoria” (Tempo al Libro editore) è il frutto del lavoro di ricerca di chi, quei luoghi, non li ha potuti conoscere concretamente, ma li ricolloca e vive per raccontare la storia, preservare la memoria. E ha dato vita al primo dei volumi dallo stesso titolo, a cura dell’associazione “Storia e memoria della Bassa Romagna”, che è stato presentato dal curatore, lo storico lughese Paolo Gagliardi, il 15 dicembre scorso al Teatro Binario.

Prima parte

Dedicato in questa prima parte ai Comuni di Bagnara di Romagna, Cotignola, Lugo e frazioni, Massa Lombarda e Sant’Agata sul Santerno, il percorso si snoda attraverso schede ricostruttive che non si fermano al dato architettonico e materiale, ma che abitano questi luoghi delle persone e degli aneddoti che hanno segnato la memoria di generazioni, luoghi che, se non avessero trovato carta e lo spazio virtuale in cui tracciarne memoria, in breve tempo avrebbero ceduto al tempo le proprie ultime tracce. Il lavoro di conservazione, raccolta, ricerca e testimonianza di venti autori e numerosi collaboratori, storici, studiosi e appassionati che hanno redatto questi approfondimenti, è un dono prezioso per la comunità, come un invito a a tenere salde le radici conoscendo meglio il presente, nella consapevolezza delle sfide del futuro.

Lavoro che ha ricompreso anche la ricerca e il restauro delle foto dei luoghi, non solo quelle del libro.

Gagliardi, perché si legge di questi luoghi come di luoghi «non perduti ma ritrovati»?

«Perché la stragrande maggioranza di essi ha rappresentato molto, sotto l’aspetto funzionale o simbolico, per le varie comunità. Sui social media spesso vengono proposte, prive di riferimenti storici, vecchie foto o cartoline di palazzi, chiese, monumenti, ecc. a cui poi corrispondono commenti più o meno appropriati. I venti autori che hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione hanno cercato di ovviare alla carenza di una vera trattazione organica, ricostruendo le origini, spesso attraverso la ricerca di documenti in archivi storici o diocesani, narrandone le vicende e presentando i personaggi ad essi legati. Qualcosa che sino a ora, specie in maniera così sistematica, non era mai stato fatto».

Come è strutturato questo primo volume?

«In 110 piccoli capitoli, ciascuno dei quali “in testa” ha alcune informazioni salienti, il nome del luogo, gli anni di costruzione e distruzione, o di inizio e fine utilizzo ecctera, e quella che sarebbe stata l’ubicazione attuale, con richiami alla precedente toponomastica. Queste brevi notizie sono accompagnate da una scheda dal contenuto più ampio e approfondito. A completamento vengono citate le fonti costituite da una bibliografia utile al lettore per approfondire l’argomento ed eventuali testimonianze orali».

In che modo a sua volta «il lettore può diventare autore»?

«Grazie a una innovazione pressoché assoluta per un tipo di pubblicazione come questa: la presenza di un “QR code” attraverso il quale creare un rapporto simbiotico tra la carta e la rete. Inquadrando il codice con un’apposita applicazione di lettura sarà possibile collegarsi alla pagina dedicata presente sul portale www.smbr.it (Storia e memoria della Bassa Romagna), nella quale trovare eventuali integrazioni o collegamenti e soprattutto gallerie di immagini che nel volume, per motivi di spazio, non era possibile riprodurre. Un’occasione unica per creare una grande memoria condivisa».

Come proseguirà questo lavoro?

«Questo libro e il secondo che seguirà con i quattro comuni restanti e sicuramente integrazioni al primo, fa parte di una serie di progetti e di proposte di cui fa parte anche la pubblicazione, entro il 2022, di un volume sul cimitero monumentale di Lugo. Così come, partendo dalle schede realizzate, la creazione di percorsi cittadini, di visite guidate virtuali (magari accompagnate da totem o pannelli), che permettano di andare a riscoprire ciò che non c’è più e che rappresenta a tutti gli effetti una ricchezza immateriale da valorizzare».

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