La riminese che gira il mondo sola da 10 anni: "Io, cittadina del mondo da sempre" - Gallery

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Da dieci anni giro per il mondo. Linda Campostrini ha fatto una scelta di vita. Non è una vita in vacanza, ma una vita “diversa”, come dice lei, «fuori dalle tappe ordinarie previste dalla società». Viaggia di Paese in Paese, sola, con bagagli “spirituali” sempre più grossi, ma con valigie leggere, «perché il mio stile di vita è minimal, altrimenti non potrei permettermelo». Lo stile è minimal ma non il suo obiettivo, e non è nemmeno tanto sottile il filo conduttore che lega le sue avventure. Linda ha appena compiuto 29 anni, è nata a Lugo ed ha vissuto a Morciano fino a 19 anni, poi ha raccolto coraggio, la manciata di soldi che aveva, ha fatto tesoro dell’inglese scolastico che conosceva ed è partita. Da sola. «I viaggiatori solitari sono soprattutto uomini, perché purtroppo ci sono mille pregiudizi dietro a una donna che viaggia sola. Ma vivendo la mia vita e la mia impresa, io voglio essere l’emblema vivente che dimostra che anche per una donna è possibile. Che l’avventura del viaggio in giro per il mondo non è solo appannaggio del maschile».

Linda, c’è stato un momento, un evento determinante nella sua vita che l’ha spinta a spiccare il volo?

«Io mi sono sempre sentita una cittadina del mondo, ho sempre sentito l’impulso a scoprire posti nuovi, vedere cose nuove. Da bambina, avrò avuto sei o sette anni, quindi ero piccolissima, mentre le mie compagne chiedevano alle loro mamme di avere le Barbie, io chiedevo di poter andare a fare i campo scuola di due settimane in Inghilterra. La cosa strana è che provenendo da una famiglia molto umile, non sono mai andata in vacanza in posti lontani insieme ai miei genitori. Per dire, il mio primo aereo l’ho preso da adolescente per andare in Albania a trovare i parenti del mio fidanzatino di allora. Ho fatto la quarta superiore all’estero e poi, quando ho finito il liceo pedagogico, ho deciso di scommettere tutto e partire. Anche se sapevo parlare a malapena l’inglese, e nonostante fossi pienamente consapevole che non sono per niente portata per le lingue straniere. Ho realizzato il mio sogno da bambina».

Dove si trova in questo momento?

«Ora sono in Guatemala, vicino lago Atitlan in Centro America. Il mio progetto è percorrere tutto il Centro America spingendomi il più in là possibile in autostop, inoltre faccio volontariato in ambito ambientale contro la sporcizia a la plastica: aiuto una famiglia canadese e uno o due giorni a settimana andiamo a pulire le sponde del lago. La scelta di viaggiare in autostop chiaramente è volta a sottolineare la forza della donna che viaggia da sola, quella che non si fa sopraffare da tutti i limiti mentali e sociali che ci vengono imposti. In questi 10 anni mi sono resa conto che vuoi o non vuoi, anche se noi donne abbiamo capacità di fare qualunque cosa, emergono di più gli uomini».

Guardando il lato pratico, è inevitabile domandarsi come lei si riesca a mantenere…

«Come mi sostengo? Lavoro. In questi 10 anni la mia modalità di lavoro ovviamente è sempre stata in cambiamento. Ho iniziato a lavorare a 14 anni con le stagioni al mare e poi, dopo che mi sono messa in viaggio, i primi anni ho fatto qualsiasi lavoro che mi permettesse di vivere e continuare a viaggiare. Per dire, ho fatto anche la badante. Poi dopo 4 o 5 anni ho iniziato a fare le stagioni turistiche come guida, l’ho fatto a Panama, in Colombia, in Islanda, in Lapponia, la guida di avventura Safari, e ora sono “tour leader”, accompagno gruppi di persone in vacanza. Anzi, vacanza… le mie sono esperienze spartane e avventurose. Non le definirei proprio vacanze. Io sono una free lance, e mi muovo anche nell’ambito digitale come “digital nomad”. Come si può vedere dal mio profilo Instagram la mia attività è molto varia: sono Roselilly_wanderlust. Il mondo del digital nomade è molto ampio, offre molte possibilità. Chiaro che il mio stile di vita è minimalista, non vado certo in hotel e taxi. Per completezza devo anche dire che ho frequentato l’università in Francia, a Parigi, dove mi sono laureata in Psicologia, a cui mi sono iscritta, tra l’altro, senza sapere il francese. Come l’inglese, l’ho imparato vivendo, studiando insieme agli altri, ma senza frequentare corsi».

In sintesi, come definirebbe la sua filosofia di vita?

«Basata sul “positive mindset”, sul potere della mente, la cosa più importante su cui possiamo lavorare. Con la mente possiamo raggiungere qualsiasi obiettivo, creare la realtà e modificare quello che ci circonda. Significa credere che tutto quello che ci circonda ha un effetto positivo su di noi, avere fiducia nel prossimo e nella vita. Sono convinta che avere pensieri negativi sia il limite più grande che imponiamo noi stessi».

Non sente ma il bisogno di un “centro di gravità permanente”?

«No, però desidererei avere una stabilità affettiva meno liquida, più solida di quello che il mio stile di vita mi può offrire, ma penso che ogni cosa abbia pregi e difetti e che queste relazioni liquide siano il sacrificio che bisogna accettare che compensa però tutto il bello, tutte le cose appaganti che posso fare. Sono convinta che ogni cosa arrivi a tempo debito e quando sarò più focalizzata nel costruirmi una famiglia, arriveranno i rapporti stabili. Non voglio finire il mio percorso universitario nel mondo, voglio ancora imparare, crescere, espandere la mia mente, essere ricettiva e trasmettere quello che posso imparare a chi avrebbe voluto fare quello che ho fatto io, ma non ha potuto perché ha fatto scelte diverse».

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