La recensione: Ben Harper a San Mauro

L’attesa è stata ampiamente ripagata. Ben Harper and the Innocent Criminals hanno inondato con la loro musica funky blues le circa 2mila persone che erano accorse a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli fin dal tardi pomeriggio. Un pubblico molto eterogeneo quello dei fan del cantante e musicista californiano, dalle famiglie con passeggini alle persone di una certa età, ai tanti giovani tutti in attesa di lui e dei suoi caldi suoni.
Un pubblico “colto” quello raccolto fra le mura del cortile interno della splendida villa, teatro di pascoliana memoria. E le sonorità del profondo sud americano e della musica black hanno vibrato fra le mura di Villa Torlonia, in un viaggio musicale che ha ripercorso in 21 canzoni, per quasi due ore di concerto, la carriera dell’artista e della sua band. Saliti sul palco, hanno dato il via al concerto con un gospel cantato a cappella, creando così un’atmosfera molto rilassata che sarà la cornice di tutto il concerto, scandito dalle sonorità delle chitarre acustiche e dai suoni blues, folk, soul, reggae e rock. Un’atmosfera molto “peace&love”, e infatti non sono mancati alcuni «I love you Ben!» dal pubblico, ricambiato con un «Me too» da parte del musicista.
Ben e la sua band, lo scatenato e molto amato dal pubblico percussionista Leon Mobley, che picchia il charleston della batteria a mani nude, il bassista Juan Nelson, il batterista Oliver Charles e il chitarrista Jason Mozersky, partono coi suoni reggae di “Below sea level”, “Burn to shine”, “Don’t give up on me now” e “Jah work” per proseguire con le note di “Will to live”, “Kisses” “Burn one down” e la nuovissima “We need to talk about it” che parla di come si debba affrontare la questione dello schiavismo negli Usa.
Poi un lungo assolo di chitarra di Ben eseguito nel suo caratteristico stile musicale, la tecnica dello slide, con la chitarra appoggiata sulle ginocchia, tecnica eredita dai bluesmen del Mississipi. Lo stile musicale di Harper infatti affonda le radici nella tradizione della musica black, che gli scorre nel sangue, ma che non conosce confini. E l’artista trasmette emozioni sulle sei corde, accompagnandole poi, con la sua voce calda e melodiosa, da parole che parlano di amore, come in “Diamonds”, di vita semplice, di come trovare se stessi come in “Finding our way”, e di giorni che scorrono lenti come le vibrazioni delle corde da lui suonate in “Amen omen”. Il cantante e chitarrista statunitense porta infatti con le sue canzoni tanti messaggi di pace, senza cedere alla propaganda politica, come il suo pubblico ben sa e lo ripaga con entusiasmo e calore. Ben e la sua band concedono poi altre ultime cinque canzoni: “When she believes”, “Aint no use”, “Fly one time “Two hands” e “Happy in the sun” in versione acustica per accompagnare la chiusura di questo emozionante concerto.

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