La protesta: «Al Bufalini di Cesena poco ascolto e maleducazione»

Per via della sua condizione sanitaria frequenta da anni, suo malgrado, gli ospedali e in particolare quelli di Cesena e di Forlì, e come in tutti gli ambienti «capita di incontrare persone antipatiche e persone simpatiche», ma il non ascolto e la maleducazione in cui si è imbattuta la notte tra il 13 e il 14 febbraio al pronto soccorso del Bufalini l’hanno ferita particolarmente. Al pronto soccorso del Bufalini quella notte ci era arrivata in ambulanza: «Da 38 anni soffro di una patologia renale, per più di 20 anni sono stata in cura al Bufalini dove ho fatto anche diversi periodi di ricovero. Come ho spiegato a chi mi ha accolto in pronto soccorso quella sera – racconta -, sono una paziente nota, anche se da diversi anni sono passata al Morgagni di Forlì. Quando mi capita di stare male di giorno mi faccio accompagnare direttamente lì, ma questa volta sono stata male nel cuore della notte, ero da sola a casa e così ho dovuto chiamare l’ambulanza».

L’arrivo in Pronto soccorso

Erano quasi le 3 di notte quando è arrivata al Bufalini: «Ho fatto quello che faccio sempre in questi casi: cerco di spiegare la mia malattia e quello che di solito succede quando comincio a stare male in quel modo, perché ormai, purtroppo, ho imparato a riconoscere i sintomi e il modo in cui si evolvono. Ad esempio ho spiegato che di solito nel mio caso dall’ecografia non si vede niente, che serve la tac». A farla stare male in quel modo, «sono dei calcoli, io ne ho tantissimi sempre, quando alcuni di questi si spostano mi causano dolori molto forti e infezioni».

La mancanza di ascolto

Quelle spiegazioni non sono state ascoltate: «Capisco che abbiano dei protocolli da seguire», ma il risultato è stato quello previsto: «Mi hanno fatto un’ecografia da cui non si vedeva niente, fatto i prelievi del sangue e arrivati i risultati mi hanno spiegato che avevo alcuni parametri un po’ alti, ma nulla di allarmante e che potevo tornare a casa, nonostante avessi provato a spiegare che per esperienza sapevo già che di lì a non molto sarei dovuta tornare perché la situazione sarebbe peggiorata». Prima di andare a casa, ha chiesto altri calmanti, visto che l’effetto dei primi stava svanendo: «Avevo male allo stomaco, sentivo il bisogno di mangiare qualcosa, così ho chiesto, con garbo – sottolinea – all’infermiere che mi ha somministrato il calmante se poteva prendermi dei cracker che avrei pagato io. Mi ha risposto in dialetto, in modo denigratorio, che i cracker li avrei mangiati a casa mia».

«Un fatto grave»

«Stavo male, ero stanca e triste e mi sono messa a piangere. A quel punto sono intervenute altre due operatrici a cui ho raccontato cosa era successo». «In tutti i lavori capitano persone più o meno gentili, ma trovo grave che un infermiere risponda così, non dovrebbe succedere… le persone sono lì perché stanno male e io stavo davvero male. Mi hanno dimessa alle 4.30 e poco dopo mi è salita la febbre fino a 40. La mattina mi sono fatta accompagnare a Forlì. Lì è bastato inserire il mio nome in anagrafica per capire la mia storia, mi hanno fatto fare la Tac e subito ricoverata e mi hanno messo uno stent».

L’azienda si scusa

Contattata l’azienda si è detta dispiaciuta di quanto accaduto. Consapevoli di quanto sia importante anche l’aspetto umano nella cura, si scusano con la signora per quanto accaduto quella notte.

Commenti

  1. Buongiorno, la signora ha detto bene: ci sono persone scorbutiche e persone gentili. Le persone scorbutiche rovinano anche la figura di quelle gentili, che fanno il loro lavoro con passione e devozione. Consiglio alla signora di segnalare anche a URP, ufficio di competenza, presso l’ospedale Bufalini, così da individuare il “soggetto”. Personalmente ho fatto tante segnalazioni di merito (per fortuna)e credo che ci vogliamo anche queste.
    Quando si sta male, e si è costretti al pronto soccorso, non c’è giustificazione che tenga ad un atteggiamento di distacco, e poco consono, da parte di chi deve accogliere un malato. Tra l’altro, è una ruota che gira per tutti e, prima o poi, toccherà anche a chi nn è stato garbato con i pazienti…

  2. Potrei, tirando a indovinare, sapere quasi per certo chi è la persona scorbutica. Dev’essere il fenomeno che quando mi recai al Pronto Soccorso con dolori al petto, dapprima minimizzava quasi a considerarmi esagerato, poi al risultato degli esami del sangue mi ha fatto ricoverare in terapia intensiva al reparto cardiologia. Facendola così grave che neanche mi ci potevo recare a piedi, ma dovevo andarci in barella. A fare i gradassi in Pronto Soccorso, si fanno brutte figure.

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