La nuova Rebola “made in family” della Cantina Fiammetta

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La silhouette di una bambina in bicicletta è il festoso logo di questa cantina a conduzione famigliare con le vigne affacciate sulla Valconca e la vista sulla Rocca di Montefiore. Fiammetta potrebbe essere lei, in effetti è proprio quello il nome della mamma di Matteo, Jacopo e Francesco Panzeri che oggi conducono l’azienda agricola fondata proprio dal loro nonno materno Benito che all’inizio degli anni Sessanta in Romagna investì prima in alberghi poi in questa terra a Croce di Montecolombo, dove la Cantina Fiammetta esiste dal 1964. Di genitori in figli, dell’azienda si è occupato prima dei tre fratelli anche il loro padre Carlo, agronomo e docente all’istituto agrario di Cesena. Nel tempo l’azienda si è evoluta e si dichiara come «prima azienda biologica del Riminese». Quaranta ettari, oggi a vite e ulivo, punteggiati da migliaia di piante e alberi che formano anche un piccolo bosco a separare vigneto e uliveto entrambi esposti a sud ovest. Una collina composta di terreni argillosi e di medio impasto che non supera i 250 metri sul livello del mare e gode delle correnti d’aria che dall’Adriatico si incanalano nella valle del Conca e viceversa dalla Carpegna soffiano verso la costa. «A credere nel biologico, da queste parti siamo stati fra i primi – spiega Matteo Panzeri, fratello maggiore che insieme al minore Francesco si occupa del commerciale, mentre Jacopo, il mezzano, è l’uomo di cantina –. In azienda non si fa uso di fitofarmaci, diserbanti, lo sfalcio è solo meccanico e non si irriga, è successo di doverlo fare solo un anno, nel 2017».

Vigna e cantina

A parte i dieci filari di un interessante vigneto didattico creato dal padre agronomo, in cui si trovano un paio di piante per diverse varietà dei principali vitigni d’Italia, i due terzi delle uve coltivate per la produzione sono a bacca rossa: Sangiovese soprattutto, ma anche Montepulciano, Cabernet Sauvignon e Merlot. Un terzo della vigna è “in bianco” e fin qui prevedeva Trebbiano e Chardonnay. Ma l’ultima arrivata è già diventata la protagonista di casa, come spesso succede ai “figli più piccoli”: la Rebola, ovvero grechetto gentile. «Nel 2017 abbiamo piantato i primi filari di grechetto gentile, dalla prima vendemmia 2020 è nata la nostra Rebola Favola», spiega Jacopo Panzeri che in cantina è affiancato dall’enologo Andrea Sintoni. La cantina ha presentato proprio ieri il suo nuovo bianco, per promuovere il quale partecipa al Progetto Rebola che unisce ad oggi 17 produttori del Riminese fermamente intenzionati a promuovere il loro bianco di punta più identitario.

Vini “made in family”

Non è un caso che nomi dei vini dei fratelli Panzeri abbiano tutti un legame con i componenti della famiglia o il luogo. Favola, la Rebola appena nata, nel nome reca la dolce dedica dei tre fratelli alla nonna Liliana che li ha cresciuti. Il vino è fragrante, frutto di una vendemmia leggermente anticipata che cerca di preservare al massimo i profumi, con una punta aromatica che è espressione del grechetto gentile proprio in queste terre vicine al mare e promette gioiose bevute estive. Sempre fra i bianchi, poi, ad esempio lo spumante metodo charmat di Trebbiano e Rebola Lucciola è nato una notte di maggio piena di lucciole sulla siepe del rosmarino, mentre il Trebbiano Gatta è dedicata a una micia che ha a lungo vissuto nella tenuta. Per i rossi, Benedictus è il Sangiovese superiore dedicato al fondatore, Oste è dedicato all’altro nonno Gelindo, quello paterno, appunto oste lombardo. NeroEron, il potente blend di Sangiovese, Cabernet e Montepulciano ha invece l’etichetta firmata dal noto writer che è di casa a Rimini e amico della tenuta. Vini per lo più immediati (solo NeroEron conosce il legno delle barrique, mentre tutti gli altri macerano e affinano in acciaio o cemento), come il Sangiovese base, fresco e di pronta beva “L’unico”, molto piacevole e adatto anche per il pesce azzurro che si serve tradizionalmente in Riviera.

L’agriturismo

La cantina secoli addietro era stata la foresteria di un convento poco distante che ora non c’è più. Trovandosi sotto il livello della strada con i muri in pietra è naturalmente raffrescata. Qui si vinifica in vasche d’acciaio e in altrettante vasche in cemento che in cantina ci sono da decenni, e non sono un acquisto in linea con l’ultima tendenza enologica da qualche anno sempre più diffusa. «Questo perché ci piace mantenere l’immediatezza del frutto nei nostri vini» dicono i fratelli Panzeri. La Cantina Fiammetta è anche agriturismo, non cucina, ma affitta due piccoli appartamenti con vista su vigna e uliveto (produce infatti anche un buon olio frangendo le olive al frantoio Pasquinoni) e l’uso della piscina.

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