La Nove Colli si è spostata in settembre? Nell'attesa, pedaliamoci sopra

La Nove Colli senza la Nove Colli. Per i granfondisti, maggio doveva essere il mese della decana delle granfondo. Per la seconda volta di fila, purtroppo, non è stato così, con la 50° edizione che, causa Covid 19, è stata annullata nel 2020 e posticipata, quest’anno, al 26 settembre. Le sue salite, però, sono lì che aspettano gli appassionati delle due ruote, anzi, adesso, c’è l’occasione di godersele senza la ressa e la foga agonistica che caratterizzano la manifestazione. Approfittando della bella stagione e delle giornate che si allungano, si può, quindi, tracciare un percorso ispirato alla granfondo, anzi, meglio un paio, da vivere in modalità slow, gustandosi non solo le difficoltà tecniche ma anche le bellezze del territorio e delle località attraversate, possibilità preclusa, invece, quando si è in gara. In entrambi i casi, piuttosto che Cesenatico, è preferibile scegliere come località di partenza Cesena, col vantaggio di risparmiarsi un po’ di pianura. Per assaporare il cuore della gran fondo, si possono tralasciare i primi due colli (Polenta e San Matteo/Pieve di Rivoschio), e affrontare in un primo itinerario Ciola, Barbotto, Monte Tiffi e Perticara, nel secondo, invece, Pugliano, Siepi e Gorolo.

Itinerario

Cesena – Linaro – Ciola – Mercato Saraceno – Barbotto – Sogliano al Rubicone – Ponte Uso – Monte Tiffi - Perticara – Barbotto – Mercato Saraceno/Ponte Giorgi - Cesena. Distanza: 112 km (rientro da Mercato Saraceno), 114 (rientro da Ponte Giorgi attraverso Santa Maria in Riopetra)

Salite

  • Ciola: lunghezza 6,1 km; pendenza media 6,2%, max 11%; dislivello 379 m;
  • Barbotto: lunghezza 4,8 km; pendenza media 7,8%, max 15%; dislivello 373 m;
  • Montetiffi-Perticara: lunghezza 9,6 km; pendenza media 5,2% (9,7% Montetiffi, 6,1% Perticara), max 16% (Montetiffi); dislivello 498 m (senza considerare discesa intermedia)

Si parte verso Linaro e Ciola

Da Cesena, ci si muove per affrontare quello che è il primo vero banco di prova della Nove Colli, ovvero la Ciola. Dallo start, si fa rotta su Linaro, percorrendo la Strada regionale 71 fino a Borello e, di qui, la Strada Provinciale 29. Giunti sotto il borgo, si gira a sinistra, e si attacca la salita (indicazioni per Mercato Saraceno). Complessivamente, sono 6 i km da coprire per raggiungere il valico, ma l’ascesa si concentra di fatto nei primi 3, mentre i successivi, a parte qualche strappo qua e là, non presentano particolari difficoltà. Pronti via, si fa immediatamente sul serio. Il primo km, infatti, presenta una pendenza media del 6,5%, addolcita dai primi 450 m al 5%, perché poi, superato il primo tornante, si viaggia sempre fra 7-8%. Il secondo km è quello più duro (9,1% di pendenza media), con una punta dell’11% fra 7° e 8° tornante (km 1,8), ma neppure il terzo scherza , col suo quasi 8% di pendenza media. Si procede fra radi boschetti, campi coltivati e pascoli, scalando ben 10 tornanti. Affrontato l’ultimo, ci sono ancora 500 m al 7,6%, e altri 500 m al 6,4% poi, a partire dal km 3,5, la strada spiana (pendenza 4-5%), con tratti in falsopiano e uno persino in discesa. La cima, a quota 572 m, è posta in corrispondenza di un piccolo cimitero, da cui si raggiunge brevemente il piccolo abitato di Ciola, che vanta una storia di aspre contese fra l’alleanza formata da cesenati e riminesi e i Calboli di Forlì le cui mira espansionistiche, dopo duri scontri, furono alla fine respinte. Nulla rimane dell’antica rocca, residenza estiva dei Vescovi di Sarsina e principale teatro di tali battaglie. Da Ciola si scende per un paio di chilometri poi, poco dopo il ristorante Allegria,si può girare a destra per un’affascinante deviazione di poco più di un chilometro alla Pieve di Santa Maria Annunziata in Montesorbo, mirabile esempio di chiesa romanica a croce greca, edificata nell’VIII secolo su un preesistente tempio di origine romanica dedicato alla dea Cerere. L’aspetto esterno è semplice, realizzato com’è in materiali poveri quali laterizio, pietre di arenaria, gesso, pietre laviche incastonate nei muri perimetrali, ma la facciata è impreziosita da antichi marmi di recupero. Su un rilievo antistante quest’ultima, si trova la fonte di San Vicinio, ubicata nel luogo in cui, secondo la leggenda, il santo condusse la sua vita da eremita e fu tentato dal demonio. Da qui, si torna sulla Strada provinciale 53, si riprende in discesa per qualche km e si risale poi brevemente affrontando il tornante dove è posto il ristoro abusivo della Nove Colli, a base di vino e carne alla griglia. Si procede in falsopiano attraversando la frazione Mastro, quindi, ci si getta all’ingiù verso Mercato Saraceno, con discesa sinuosa ma pochi veri tornanti. Al termine, si gira a destra in viale Roma, si attraversa la Strada regionale 71 e si imbocca via A. Saffi, proprio in corrispondenza di palazzo Dolcini, che col suo stile fra Liberty e Art Decò è una delle principali attrattive di Mercato Saraceno. Il nome della località sembra derivi da Saraceno degli Onesti che, vicino al mulino ad acqua esistente già dal 1153, volle creare un mercato sullo spiazzo vicino al fiume, in corrispondenza dell'unico ponte sul Savio fra Cesena e Bagno di Romagna. Il Mercato di Saraceno, iniziato il 4 maggio, durò 10 giorni ed ebbe una risonanza tale da rimanere l'unico della vallata anche nei secoli a venire. Seguendo via Saffi si scende, quindi, verso il centro storico, costruito su un insediamento del XII secolo e distribuito su tre terrazzi alluvionali, lungo la sponda sinistra del Savio, si supera piazza Mazzini, si prende via Garibaldi e quasi subito si gira a sinistra in via Barbotto (Strada provinciale 12), oltrepassando il fiume omonimo e ammirando la grande rupe a strapiombo sul letto del Savio.

Vai col Barbotto

Una volta al di là del fiume, inizia il mitico Barbotto, la salita simbolo della Nove Colli. In neanche 5 km si superano ben 373 m di dislivello, il che la dice lunga sulla durezza di questa ascesa, tuttavia, non mancano le occasioni per rifiatare, perché la strada procede a gradoni, alternando rampe micidiali, intorno al 14-15%, e tratti più facili. Varcato il ponte, bisogna subito alzarsi sui pedali, con 250 m al 7% che immettono al primo tornante (a sinistra) seguito da uno strappo (200 m) al 9,3%. Giunti al cimitero la pendenza cede un po’ (5,2%), poi, all’inizio del 2° km si rialza al 7% e, dopo il 2° tornante (a destra, km 1,3) resta inchiodata al 7,5-7,7% per un chilometro, mentre si attraversano pascoli e campi coltivati. Una breve tregua al km 2,3 (5,5%), quindi, si continua imperterriti intorno al 7,5%, con una coltellata in doppia cifra in corrispondenza del 3° tornante (km 3). Al km 3,5 ci sono gli ultimi 300 m di tregua prima dell’ultimo infernale chilometro. Se nei primi 4 km la pendenza media ha oscillato fra il 7-8%, adesso si va abbondantemente sopra il 10%, con una serie di tornanti ravvicinati, ben 5, che si inerpicano verso il cielo, seguiti da un rettilineo terribile tutto all’11%, con punte del 15%. Durante la Nove Colli, a questo punto inizia a risuonare la voce dello speaker che aspetta sul valico e da' l’energia per arrivare in cima, normalmente, invece, regna il silenzio e bisogna trovare in se stessi la forza per andare avanti.

Rontagnano e Montetiffi

Giunti allo scollinamento, si gira a sinistra nella panoramica strada che percorre la dorsale fra valle Savio e alta valle dell'Uso (Strada provinciale 11) e la si percorre per 13 km, fino a Sogliano. Dal valico del Barbotto, dopo una breve discesa, si risale sulla collinetta su cui sorge Rontagnano (550 m), sovrastata nell'antichità da un castello appartenuto al vescovo di Sarsina e poi a varie signorie, in particolare Montefeltro e Malatesta. Oggi, invece, la piccola piazzetta del borgo è dominata dalla chiesa parrocchiale di San Biagio. Superata Rontagnano si procede in leggera ascesa, quindi, tortuosa picchiata su Montegelli, attraversata la quale si risale in direzione di Stringara. Di qui, è praticamente tutta discesa fino a Sogliano, prima del quale si svolta seccamente a destra nella Strada provinciale 30 per raggiungere Ponte Uso, 4 km più in basso. Dopo un tratto in falsopiano, la strada disegna prima una serie di curve e controcurve, poi ampi tornanti. In fondo, si svolta a destra, si supera il ponte sul fiume Uso e poche centinaia di metri dopo si gira di nuovo a destra nella Strada provinciale 88, costeggiando proprio il corso del fiume. Si procede in leggera ascesa sino a Pietra dell'Uso bassa, dominata dalla Chiesa della Natività di Maria, eretta in cima a un masso roccioso sui resti di un fortilizio e di una torre di avvistamento medioevali, col campanile del XVII sec. che sembra emergere dalla roccia. Di qui, si prosegue per un paio di km, quindi, si prende a sinistra attaccando la dura ascesa a Montetiffi. Nella Nove Colli, Montetiffi e Perticara sono considerati un’unica salita, con uno sviluppo complessivo di 9,6 km e una pendenza media del 5,2%, in realtà, si tratta di due arrampicate distinte, intervallate da una ripida discesa seguita da un falsopiano. La prima misura appena 2,2 chilometri ma si fa sentire, basti pensare che la pendenza media è del 9,7% con picchi del 16%. Il primo tratto, dopo il breve falsopiano iniziale, vede una serie ravvicinata di tornanti, ben 5, fra i quali si viaggia abbondantemente in doppia cifra. Superato l’ultimo, ecco un segmento di 700 m più facile (7,4%) che porta proprio sotto l’abitato di Montetiffi, abbarbicato su uno sperone roccioso da cui domina l’orizzonte circostante. A questo punto, si esce dalla fitta vegetazione che caratterizza i primi 1,5 km per affrontare gli ultimi 700 m, tutti fra il 12-16%, in cui si scalano prima altri due tornanti, e poi un durissimo rettilineo che conduce alla sommità della rupe sui cui sorge il piccolo borgo, celebre per la produzione di teglie in terracotta in cui cuocere la piadina romagnola. Documentato a partire dall’XI sec., Montetiffi vanta un pittoresco centro storico d’impronta medioevale e, soprattutto, l’Abbazia benedettina, in stile romanico, con una struttura unica nel suo genere. Dalla cima, girando a sinistra si entra nel borgo, proseguendo, invece, inizia una ripida e tortuosa discesa (1,6 km) che riconduce nel fondovalle. Dopo un breve intervallo in falsopiano, si riprende a salire (km 4,6) attaccando il secondo troncone della salita e in poco meno di 6 km (pendenza media 6,1%) si arriva all’innesto con la strada provinciale 11 che collega Perticara a Sogliano. Si tratta di un’ascesa molto irregolare, con strappi spacca gambe alternanti a brevi falsopiani. Inizialmente, si procede proprio a scaloni, superando alcune dure rampe (7,5%-9%) seguite da tratti in leggera pendenza. Negli ultimi 3 km, invece, la pendenza si fa più costante e impegnativa (7-8%), tuttavia, ogni tanto cede (4-5%), consentendo di riprendere fiato. I tornanti sono 4, di cui i primi tre ravvicinati e l’ultimo 600 m prima dello scollinamento. Il panorama, inizialmente chiuso, tende mano a mano ad aprirsi, mentre la fitta vegetazione che caratterizza i tre quarti dell’ascesa cede, infine, spazio ai pascoli, finché, raggiunto il crinale in cui scorre la Strada provinciale 11, si può spaziare fra la valle dell’Uso e quella del Savio.

Si scende verso Cesena

Dopo lo scollinamento, il tracciato della Nove Colli prosegue a sinistra, entrando in breve, dentro l’abitato di Perticara. Di qui, riprenderà la seconda tappa sulle orme della Granfondo. A questo punto, infatti, con tre belle salite nel carniere, è tempo di tornare verso Cesena. Si gira, dunque, a destra, si attraversa Savignano di Rigo e si raggiunge di nuovo la sella del Barbotto, su percorso ondulato. Una volta qui, si può scendere a Mercato Saraceno e, lungo la Strada regionale 71, rientrare a Cesena (22 km), oppure, proseguire sulla Strada provinciale 11 e, poco prima di Stringara, girare a sinistra seguendo le indicazioni per Santa Maria in Riopetra. In 8 km si scende così a Ponte Giorgi, sulla Strada regionale 71, e si prosegue fino a Cesena (16 km).

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