La mostra di Venezia celebra Fellini in pillole

Archivio

In vista del centenario della nascita di Federico Fellini che tutto il mondo si appresta a celebrare, il 20 gennaio 2020, Istituto Luce Cinecittà dedicherà le sue Pillole d’Archivio (a cura di Nathalie Giacobino, montaggio di Patrizia Penzo) al regista riminese. Si tratta di piccolissimi film da un minuto o poco più, tratti dall’Archivio Storico Luce (con la collaborazione di Rai Direzione Teche che ha concesso il materiale filmato, e Gaumont Pathé Archives - collection Gaumont) che accompagnano la Selezione Ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. Dunque
Federico Fellini in frames, una raccolta di 18 pezzi d’archivio, daranno il via alle celebrazioni.

Si comincia con un Fellini visibilmente teso alla vigilia dell’anteprima de I vitelloni a Venezia ’53. Dieci anni dopo, nel 1965 sul set di Giulietta degli spiriti, Federico è già un personaggio, amato e temuto dalle maestranze per l’imprevedibilità delle idee. Nel ’56 una pausa in esterni de Le Notti di Cabiria permette una spiegazione del film al regista e alla protagonista della sua vita, Giulietta Masina. C’è La dolce vita raccontata in diretta dalla Fontana di Trevi (dove Anita Ekberg viene asciugata dagli assistenti di scena), dalla prima romana del film, e dalla Palma d’oro a Cannes con la Giuria presieduta da Simenon. Con si parla di un artista ormai premiato con l’Oscar. Nel ’69 un altro film da farsi (che non si farà), in compagnia di Ingmar Bergman. C'è il Fellini “provinatore” in Amarcord, ci sono le indicazioni di doppiaggio per Casanova. Sul set de La città delle donne Fellini recita. E fa dire, a un attore del Satyricon, il celebre “uno due tre quattro” da riscrivere al doppiaggio. Sul finale l’arrivo in lancia a Venezia, da dove il viaggio è partito, nel 1983 per E la nave va, inseguito dai fotografi, di cui sorridendo dice: “sono creature mie, i paparazzi li ho inventati io. Riconoscono Pinocchio. Come i burattini che salutano Pinocchio”.

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