La tragedia del bambino di Castrocaro a Mirabeach: "Non scattò la procedura di emergenza"

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Due suoni tenuti a lungo con il fischietto e la comunicazione via radio per avvisare del «codice 20 rosso», per poi intervenire immediatamente per portare il bambino in difficoltà all’esterno della piscina “Laguna del Sol”: è questo, nella testimonianza riportata ieri in tribunale a Ravenna dalla coordinatrice dei bagnini di Mirabeach, il meccanismo da attivare in caso di emergenza. Un meccanismo che si attiva «tutte le volte», ma che in quel tragico 19 giugno 2019, l’ultimo giorno di vita del piccolo Edoardo Bassani, come osservato da parte del procuratore capo Daniele Barberini, «non è scattato», perché quando il bambino di soli 4 anni è stato tirato fuori dall’acqua purtroppo era già deceduto per annegamento e nemmeno l’intervento del medico, allertato dalla chiamata, né il massaggio cardiaco praticato nell’attesa da un altro bagnino poterono salvargli la vita.
Come sia successo e di chi siano le responsabilità dovrà stabilirlo la giudice Natalia Finzi nel processo per omicidio colposo che vede imputati il bagnino quel giorno in servizio nella postazione B3 della piscina, all’epoca diciottenne da poche settimane, il direttore del parco, la direttrice operativa e i due genitori di Edoardo, al contempo costituitisi parte civile con l’avvocato Giovanni Zauli.


Difese contrapposte

E proprio dal legale della coppia sono arrivate per la coordinatrice e il responsabile dei bagnini chiamati a testimoniare, una serie di domande finalizzate a fare luce sul livello di sicurezza della struttura, comprese altre attrazioni come “Rio Angel” o “Baia de Ondas”, nella convinzione su cui si regge la costituzione di parte civile che «messe tutte insieme queste erano pericolose». Una teoria invece respinta con forza dagli avvocati difensori degli altri imputati, che più volte nel corso dell’udienza di ieri si sono rivolti alla giudice Finzi per contestare la pertinenza dei quesiti del collega. Ma che si trattasse di un processo in cui le linee delle difese si contrappongono tra loro in maniera netta era stato evidente fin dalle udienze precedenti.


«Prostrazione assoluta»

Tra i vari testimoni comparsi ieri in tribunale è stato risentito anche il medico legale Marco Troiano, consulente del legale dei genitori. A lui l’avvocato Caramori, che difende il Parco della Standiana citato a giudizio come responsabile civile, ha domandato se, nel ricevere nel proprio ambulatorio il padre e la madre di Edoardo, avesse notato in loro un qualche «senso di colpa» per quanto accaduto. «No – è stata la risposta –. Ho avvertito un senso di prostrazione assoluta, quasi di annichilimento». Quanto invece alla posizione del bagnino di turno nell’area B3, il responsabile degli addetti al salvataggio ha riportato come gli fosse stata assegnata tale mansione perché di ritenuta di livello «base» e quindi semplice da ricoprire per chi, nonostante il conseguimento dei brevetti necessari, poteva vantare ancora poca esperienza in quel particolare ambito lavorativo.

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