"La mia lotta per rimanere qui": da Iraklion a Forlì, le ceramiche di Lena all'oratorio della Tosse

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«Ho lottato per rimanere in questo luogo, in cui ho vissuto gran parte della mia vicenda artistica. E’ un ambiente ricco di storia e di relazioni con tutti coloro che apprezzano il mio lavoro». Lena Papadaki, nativa di Iráklion, capoluogo dell’isola greca di Creta, ma giunta in Italia nel 1982, è maestra ceramista operativa a Forlì dal 1987. Quello che definisce il “suo” luogo non è altro che l’Oratorio della Tosse, in via Andrelini 8. Da tempo sconsacrata, la chiesina risale alla fine del XVI secolo. “Nel 1595 – scrive Gabriele Zelli nella sua guida della città di Forlì, elaborata a quattro mani con Marco Viroli – a Firenze scoppiò una grande epidemia di pertosse. Moltissime persone si ammalarono e si contarono anche numerosi morti. All’epoca non si sapeva che la malattia fosse virale e contagiosa. L’impotenza della scienza portò i fiorentini ad invocare un miracolo. Fu portata in processione la Madonna della Tosse, immagine sacra invocata da sempre per la guarigione dei fanciulli affetti da pertosse, e l’epidemia gradatamente si spense. È molto probabile che la nostra chiesa di Santa Maria Annunziata, sita in via Andrelini, abbia un’analoga origine”. L’oratorio, che fu di proprietà della famiglia Orselli e venne edificato nell’area dell’ex orto dei Domenicani, venne sconsacrato durante le soppressioni napoleonica e post-unitaria e passò di proprietà del Comune di Forlì, che se ne servì come magazzino fino al 1984. Dopo il suo pieno recupero, operato sempre dal Comune, è stato assegnato al maestro Marco Tadolini, che l’ha utilizzato come laboratorio, firmando un contratto d’affitto rinnovabile ogni sei anni. «Dopo il diploma in disegno architettonico a Salonicco e il perfezionamento in “Arte della maiolica” a Faenza – racconta Lena – ho unito il mio impegno artistico a quello del professor Marco Tadolini, operativo al Mulino Faliceto di via Caterina Sforza. Poi siamo approdati qui nel 1987». Nell’anno 2000, alla fine del contratto d’affitto, Tadolini e la Papadaki vengono informati dall’Amministrazione comunale della decisione di adibire l’ex chiesetta a contenitore espositivo. Per Lena, innamorata di quel luogo e della sua potenzialità artistica, inizia la battaglia. Sostenuta da petizioni popolari e raccolte di firme, nel 2003 riesce a convincere l’allora sindaco Rusticali a rimanere nell’oratorio-laboratorio di via Andrelini e continuare la sua attività di ceramista, che non ha eguali a Forlì. L’artista greca realizza ceramiche di grande impatto visivo grazie alla tecnica antichissima, appresa a Faenza, del “lustro metallico”. «E’ una procedura di derivazione araba - precisa Lena, che propone corsi di ceramica direttamente in loco - in cui l’utilizzo dell’oro e dell’argento e l’imponderabilità dei risultati del fumaggio, fanno sì che l’oggetto lustrato sia sempre un pezzo unico e irripetibile». «C’è una strana atmosfera fra queste pareti - scrivono di lei sul web - dove si mescolano antichi e nuovi, i gesti degli uomini e il frutto delle loro intenzioni». “Lena – è la dedica ‘online’ dello scrittore-attore-cantante Moni Ovadia - ha un’anima profonda che vibra nelle sue mani facendone sgorgare un’arte antica e nuova».

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